Migranti, Basilicata in controtendenza

Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2015, la popolazione straniera residente in Basilicata ammonta a 19.442 unità su 573.694 abitanti, con una incidenza del 3,4% sul totale dei residenti e una variazione percentuale rispetto all’anno precedente di ben il 6,8% in termini positivi. Un simile incremento è leggermente superiore alla crescita registrata mediamente sul territorio nazionale, è pressoché
uguale a quello che si è avuto in Campania, ed è superiore al dato di Puglia e Calabria.
Certo, l’incidenza è di appena il 3% sulla popolazione regionale, ma possiamo affermare che non si tratta di un fenomeno di scarsa portata, perché cresce regolarmente e, quindi, è da considerarsi strutturale e necessitante di politiche specifiche. L’incidenza dei nuovi nati stranieri è del 5,8% sul totale delle nascite e, dunque, è più alta rispetto a quella riferita alla popolazione in età adulta, con 239 nuovi nati, 102 tra Potenza e provincia e 137 tra Matera e provincia.
Per quando riguarda richiedenti asilo e rifugiati, tra le nazionalità maggiormente presenti in Basilicata spicca l’Africa Occidentale. Tra le nazionalità residenti, invece, i cittadini nigeriani si collocano al nono posto tra le comunità straniere più rappresentate con 447 residenti, il 4,3 % sul totale degli stranieri, con una evidente sovra-rappresentazione del fenomeno migratorio nello spazio pubblico. Sarebbe utile approfondire questo tema in un focus specifico, ancora più per valutare gli effetti del decreto Minniti che, nelle intenzioni, punterebbe a ridurre in maniera brusca i tempi di accoglienza, collocando in tal modo molti richiedenti asilo in un limbo giuridico e in una condizione di irregolarità.
Seconde le stime elaborate dal Dossier Statistico Immigrazione 2016, la Basilicata è la regione italiana in cui maggiore è l’incidenza degli stranieri di fede ortodossa (il dato nazionale si attesta al 46%); seguono musulmani e induisti. A fronte di questi dati, in Basilicata non si rinvengono luoghi di culto ufficiali su base etnica. Il tempio sikh più vicino è quello di Battipaglia (in provincia di Salerno); non vi sono chiese di rito ortodosso (in termini generali), per le quali ci si deve spostare verso la Puglia; inoltre di recente è stato possibile censire tre luoghi di culto frequentati dai musulmani lucani: a Scanzano Jonico (Matera), a Potenza e a Venosa (Potenza). C’è dunque un mutamento religioso in atto in Italia, e pure in Basilicata.
L’indagine sulla popolazione scolastica, considerata su comunitari (prevalenti) e non comunitari, fornisce il dato di una crescita costante degli alunni “stranieri” nelle scuole lucane a fronte di un trend negativo nel numero complessivo di iscritti alle scuole regionali. Dei 2.562 alunni non italiani, il 33% sul totale è nato in Italia; la maggior parte di questi frequenta la scuola primaria (841); ben il 67,5% di coloro che frequentano la scuola per l’infanzia è nato in Italia e non è italiano come quasi un milione di persone nel nostro Paese. Luoghi di culto e mense scolastiche sono i posti in cui maggiormente si manifestano le differenze e sarebbe auspicabile che le istituzioni locali avviassero un dialogo più profondo con le comunità nazionali di appartenenza religiosa diversa dalla cattolica.
Sulla questione lavoro, ancora, sarebbe importante assumere accanto ad una prospettiva macro strutturale una analisi complementare che tenga conto delle reti migratorie e delle dimensioni culturali che incidono sui movimenti. I dati disponibili (Inail 2015) sul lavoro degli stranieri in Italia, ci mostrano come nel corso del 2015 (e già negli anni precedenti) ci sia stata una ulteriore perdita di occupati tra gli stranieri (- 52.036), soprattutto nel settore dell’industria. Tale andamento non è confermato per la Basilicata dove, invece, si registra un incremento nelle assunzioni di stranieri: nel corso del 2015, 802 nuove persone hanno trovato lavoro rispetto all’anno precedente (l’unico dato negativo si registra, anche qui, nel settore dell’industria con un - 45). Il settore su cui si registrano i dati occupazionali più altri tra gli stranieri continua a essere l’agricoltura con 2.470 nuove assunzioni; non solo situazioni emergenziali, tra cui Boreano di Venosa, Palazzo San Gervasio e Metapontino dove troviamo i cosiddetti “transitanti” che non assumono residenza in Basilicata e che, quindi, in numero maggiore non sono inclusi in questa disamina.
Considerando l’immigrazione lavorativa stabile, si punta l’attenzione sui lavoratori indiani, soprattutto nell’area della Val d’Agri, e in questo senso l’esperienza che la Cgil Basilicata sta svolgendo in quell’area attraverso il corso di italiano agli indiani sikh consente di poter aggiungere dei dati importanti. L’acquisizione di un livello adeguato di conoscenza della lingua italiana viene individuato come uno dei principi base secondo l’Accordo di integrazione previsto dal Testo Unico del 1998, ma l’interpretazione da dare a questa esperienza è soprattutto nella direzione della civiltà e del progresso sociale: non solo lo straniero sottoscrive un patto con l’Italia, ma il lavoratore si forma alla conoscenza della lingua che gli consente la comprensione dei propri diritti nel frammentato mercato del lavoro che lo ospita.

(fonte http://www.rassegna.it)
Mariantonietta Maggio è ricercatrice dell’Ires Cgil Basilicata

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