Lettera di Rinuncia del Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa Mons. Todisco

Carissimi, immagino il vostro stato d'animo nell'apprendere la notizia del mio ritorno in missione e, di conseguenza, della mia rinuncia a Vescovo di questa diocesi, che per 14 anni è stata la mia nuova famiglia che Papa Giovanni Paolo II, oggi Santo, mi ha affidato. Comprendo il vostro stupore, esattamente come l’ho avvertito il 9 dicembre 2002, quando fui convocato in Nunziatura per comunicarmi la nomina a vostro Vescovo. Nella lettera che scrissi a Papa Francesco il 7 novembre 2016, "non ho mai sognato né desiderato questo incarico.
L’ho accettato, perché ho sempre visto nelle decisioni dei superiori la volontà di Dio". Anche se mi sono sforzato di vivere il ministero episcopale con spirito missionario, dopo l'esperienza di 21 anni prima in Canada e poi in Colombia, il desidero di tornare in missione diventava ogni giorno sempre più impellente. I continui inviti rivolti ai nostri sacerdoti di spendere alcuni anni del loro ministero, in Svizzera o in America Latina, dove scarseggia il clero, testimoniano la mia particolare attenzione a un problema che è di capitale importanza per la Chiesa: annunciare il Vangelo a tutti, specialmente ai lontani. L'essere stato per oltre dieci anni membro della Commissione Episcopale per l'Evangelizzazione e la Cooperazione tra le Chiese, mi ha dato la possibilità di incontrare tanti missionari e missionarie italiani in diverse parti del mondo. Purtroppo, anno dopo anno, il loro numero si è andato sempre più assottigliando, e le forze fisiche affievolendosi, senza il ricambio di energie più fresche. Se al ritorno a Melfi mi sentivo ricaricato dalla testimonianza gioiosa di tante sorelle e fratelli che, nonostante il passare degli anni, continuavano a restare sulla breccia, aumentava la mia inquietudine di "tornare in missione, anche da semplice presbitero". Sono le testuali parole che ho scritto a Papa Francesco, aggiungendo anche che "sono disposto ad andare ovunque Ella riterrà opportuno inviarmi, anche nelle sedi più lontane e disagiate, nelle “periferie” della Chiesa che continuamente Ella ci ricorda di non trascurare". Un paio di settimane dopo aver spedito la lettera, Papa Francesco mi rispose con un breve biglietto: “Caro fratello, oggi ho letto la tua lettera dello scorso 7 (novembre). Grazie tante. Mi ha fatto bene. Ci penserò, pregherò e cercherò una risposta “concreta”. La risposta non si fece attendere. Il 13 dicembre seguente, lo stesso giorno in cui 14 anni prima era stata comunicata ufficialmente la mia nomina a Vescovo, Papa Francesco mi telefona e mi chiede se ero ancora disposto a partire. La mia risposta fu sì. Vi lascio immaginare l’emozione ma anche la gioia di tornare in missione. Il 2 febbraio scorso fui convocato a Roma dal Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il Cardinale Marc Ouellett, per stabilire, in linea di massima, la data dell'annuncio ufficiale della mia rinuncia a Vescovo di questa diocesi, e il periodo in cui avrei lasciato definitivamente Melfi per traferirmi nel nuovo campo di apostolato. Il 18 marzo u.s. mi incontrai col Nunzio Apostolico in Italia - S. E. Mons. Adriano Bernardini - e insieme concordammo la data del 21 aprile c.a. per la comunicazione ufficiale della notizia, e l’ultima settimana di giugno di quest’anno la definitiva partenza da Melfi. In attesa della nomina del vostro nuovo Vescovo, e fino al giorno della mia partenza, sarò l’Amministratore Apostolico della diocesi. Se la nomina dovesse tardare, il Collegio dei Consultori sarà chiamato ad eleggere l’Amministratore Diocesano, scelto anche fuori del Collegio dei Consultori Qualcuno potrebbe pensare che, dietro questo mio desiderio di tornare in missione, si nasconda qualche altra motivazione legata a difficoltà, insoddisfazioni o desiderio di "cambiare aria". Nulla di tutto ciò. Il vero ed unico motivo della mia richiesta a Papa Francesco è stato sempre lo stesso: dedicare alla missione tutte le mie energie che, nonostante l’età, sono ancora buone e possono ancora fare tanto bene. Avremo modo, nei prossimi due mesi, di incontrarci per salutarci e ringraziarvi personalmente per la stima e l’affetto che mi avete manifestato, prima che le nostre strade riprendano, separatamente, il cammino che il Signore ha tracciato per ognuno di noi: vivere con gioia la nostra adesione a Lui, avendo sempre nel cuore il desiderio di far trasparire, nelle parole e nei gesti, la gioia del Vangelo, “cheriempieil cuoreela vita intera di coloro chesi incontrano con Gesù”. 
Con l’affetto di sempre,

Padre Gianfranco Todisco

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