In Basilicata, 8 persone indagate e un sequestro preventivo con facoltà d'uso è stato eseguito dal gruppo Carabinieri Forestale per 52 impianti di depurazione, gestiti in diversi Comuni della Basilicata da "Acquedotto Lucano", a causa della mancanza dell'AUA
(Autorizzazione Unica Ambientale), che entro tre mesi dovrà dotarsi, e nella tarda mattinata di oggi, martedì 24 gennaio, in una conferenza stampa tenutasi negli uffici della Procura della Repubblica di Potenza, che coordina le indagini, sono stati forniti tutti i dettagli dell'inchiesta che ha portato alla verifica dei 125 impianti di depurazione funzionanti in Basilicata, alla presenza del Procuratore della Repubblica Luigi Gay, e del Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Potenza, Angelo Vita, che comunque hanno voluto anche evidenziare che "in questo momento non esiste alcun allarme per la salute dei cittadini".
(Autorizzazione Unica Ambientale), che entro tre mesi dovrà dotarsi, e nella tarda mattinata di oggi, martedì 24 gennaio, in una conferenza stampa tenutasi negli uffici della Procura della Repubblica di Potenza, che coordina le indagini, sono stati forniti tutti i dettagli dell'inchiesta che ha portato alla verifica dei 125 impianti di depurazione funzionanti in Basilicata, alla presenza del Procuratore della Repubblica Luigi Gay, e del Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Potenza, Angelo Vita, che comunque hanno voluto anche evidenziare che "in questo momento non esiste alcun allarme per la salute dei cittadini".
Il provvedimento cautelare è stato richiesto e adottato a parziale conclusione delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza e condotte dall'ex Comando provinciale di Potenza del Corpo Forestale dello Stato, nel corso delle quali è stata rilevata la presenza di un notevole numero di depuratori, 52 su un totale di 125 impianti, che sono tutti quelli colpiti dal provvedimento cautelare reale in esame, che se pur sprovvisti della prescritta AUA (Autorizzazione Unica Ambientale), risultano regolarmente funzionanti, dove in pochi casi l'autorizzazione risultava scaduta tra il 2010 e il 2014. Per la maggior parte di essi non è mai intervenuta alcuna autorizzazione, mentre per i restanti, la prescritta autorizzazione risulta essere scaduta in un arco di tempo tra il 2011 e il 2014. I Comuni in questione sono, Abriola, Acerenza, Albano di Lucania, Anzi, Banzi, Barile, Bella, Cancellara, Castelsaraceno, Castelmezzano, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Latronico, Lavello, Maratea, Marsico Nuovo, Maschito, Melfi, Missanello, Montemilone, Oppido Lucano, Paterno, Pietrapertosa, Rapolla, Rionero in Vulture, Rivello, Ruoti, San Martino d'Agri, San Fele, San Paolo Albanese, Sant'Angelo Le Fratte, Savoia di Lucania, Tolve, Tramutola, Trecchina e Venosa.
di Rocco Becce robexdj@gmail.com
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