Francesco De Sarlo, filosofo e psicologo lucano


Sul Personaggio un saggio di Michele Strazza pubblicato sulla rivista Storia e Futuro 
di Michele Traficante 

Continua con successo la lodevole opera del giovane storico Michele Strazza di Rionero nella conoscenza di illustri personalità lucane distintesi nei svariati campi della cultura. Notevole, a tal riguardo, è il saggio sull’autorevole filosofo e psicologo Francesco Di Sarlo originario di San Chirico Raparo, piccolo centro della Basilicata. Si tratta di un personaggio di notevole spessore nel campo delle indagini psicologiche anticipando addirittura, nei suoi studi sull’inconscio, anche alcune intuizioni freudiane.

Nato a San Chirico Raparo il 13 febbraio 1864, da Luigi e Stella Durante, Francesco De Sarlo era il primogenito di una famiglia “eminentemente conservatrice”, composta da quattro fratelli e due sorelle. Come egli stesso raccontò, passò la fanciullezza senza la compagnia dei suoi coetanei, quasi per paura di esserne “contaminato” e dedicandosi ad una educazione prettamente religiosa sotto la guida dello zio sacerdote (De Sarlo 1928, 4-5). 


Data la sua propensione agli studi, i genitori, anche per continuare la tradizione familiare, lo indirizzarono nel 1881 alla Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli. Il giovane De Sarlo, tuttavia, dopo i corsi tradizionali preferì seguire anche quelli tenuti dagli esponenti della filosofia napoletana che si richiamavano al pensiero liberale e a quello positivista. Frequentò, così, le lezioni di filosofi come Spaventa, Angiulli, Vera, Fiorentino e Astutaro, senza tralasciare lo studio addirittura dell’arabo e del sanscrito “Medico, psicologo e filosofo, Francesco De Sarlo – scrive Michele Strazza - attraversò due secoli, dando un contributo fondamentale agli sviluppi scientifici e al dibattito filosofico tra Ottocento e Novecento.. Fervido sostenitore della psicologia sperimentale, fu il fondatore della Scuola di psicologia fiorentina. Firmò, insieme a Benedetto Croce, il Manifesto degli intellettuali antifascisti e difese l’indipendenza della cultura universitaria dalle ingerenze del regime”. 


Strenuo difensore dei diritti individuali da qualsiasi invasione dello Stato, Francesco De Sarlo soleva affermare che “La libertà che si vuole è quella di essere e farsi valere come uomini, non quella di cessare di esserlo”. Coerente i suoi principi di difensore della libertà individuale si rifiutò di giurare fedeltà al fascismo ed abbandonò la cattedra universitaria. La sua concezione dell’uomo e della libertà morale, la sua fiducia nella scienza, ma anche la consapevolezza dei suoi limiti, rappresentano tutt’ora temi del dibattito contemporaneo mai sopiti e sui quali De Sarlo elaborò tesi originali, anticipando spesso elaborazioni di là da venire. “Nelle intenzioni di De Sarlo – scrive ancora Michele Strazza - la Scuola di psicologia fiorentina, con l’annesso laboratorio, doveva costituire “il centro in cui numerosi raggi di attività indagatrice” dovevano indirizzarsi (De Sarlo 1905, 300). In essa tutti avrebbero trovato il loro spazio, nella costruzione di una scienza collegata con altre scienze naturali, ma con una sua specifica autonomia. L’iniziativa sarebbe servita a raccogliere contributi che, altrimenti, sarebbero andati dispersi, evitando studi isolati da parte di chi, lavorando per proprio conto e con metodo proprio, arrivava ad ignorare addirittura le ricerche altrui”. Intensa e proficua è stata l’attività di studioso e di docente universitario di Francesco De Sarlo lasciando una ricca produzione di testi ed interventi di grande interesse scientifico, soprattutto in psichiatria. Grazie alla sua esperienza nel manicomio emiliano, riporta Michele Strazza, poté portare a termine i primi studi di psicologia sperimentale pubblicandoli, tra il 1890 e il 1891, sulla Rivista sperimentale di freniatria e medicina legale, pur continuando a dedicarsi anche ad interessi filosofici. Del 1891 sono, infatti, le Ricerche sulla circolazione cerebrale durante l’attività psichica e sotto l’azione dei veleni intellettuali, nelle quali dimostrò come la circolazione cerebrale cambiasse in relazione ai fatti psichici, anche quando questi avvenivano sotto l’influsso di determinate sostanze, definite «reattivi dell’attività psichica» o «veleni intellettuali», come l’alcol, il caffè o l’oppio (De Sarlo-Bernardini 1891, 503-528 . Nel 1931, intanto, proprio Benedetto Croce aveva promosso la pubblicazione, da parte di Laterza, dell’opera del filosofo lucano L’uomo nella vita sociale nel quale veniva riaffermato e chiarito il suo concetto di libertà, segno di distinzione dal conformismo dominante, ed il valore della politica per il suo contributo “alla realizzazione della persona morale umana” (De Sarlo 1931, 274). Francesco Se Sarlo morì a Firenze nel 1937 e la cultura scientifica italiana iniziò presto a dimenticarlo. Dobbiamo essere grato allo storico Michele Strazza il quale con questo importante saggio fa giustizia dei meriti di questo nostro illustre corregionale che con i suoi notevoli contributi di studioso e di docente universitario lascia in eredità alle nuove generazione un patrimonio di conoscenze scientifiche di enorme interesse, anche utili per ulteriori sviluppi di ricerca e di approfondimenti.

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