Di recente Cgil Cisl Uil di Basilicata hanno
scritto belle pagine sul tema della ‘riforma sanitaria regionale’. Un’analisi
efficace ed un bel piglio delle proposte dopo un confronto serrato, senza
infingimenti, con la Giunta regionale e
con i decisori del sistema sanitario locale, alla ricerca di un cambiamento possibile nel campo sociale e sanitario della regione .
Bisogna cambiare. Il punto è di stabilire quale debba essere la direzione del cambiamento nella sanità lucana, che è bene dirlo, ha premesse, qualità e storia di riguardo, di cui tenere conto.
I cambiamenti veri, nei sistemi pubblici, hanno una
natura tutta politica. Essi ci sono o non ci sono se prevalgono e si
attuano politiche di integrazione e di
modificazione dei servizi di tipo sociale e sanitario intorno alla persona,
recuperando la fiducia e la fidelizzazione degli utenti, tanti, troppi fuori
dal sistema regionale o che ricorrono alla spesa ‘out of pocket’.
Di queste
cose ragiona il sindacato come soggetto
sociale, tra i pochi attori che ‘battono la
piazza ed i territori’, guardando al sistema sanitario con
‘responsabilità critica’. E’ lo stesso Dipartimento che in recenti documenti ha
tratteggiato la insufficienza e l’abbassamento notevole della qualità delle
prestazioni, ai margini o fuori degli standard previsti dal Dm Balduzzi. Fino a
prendere atto di un livello di guardia nel la sicurezza delle cure in talune
attività ospedaliere.
Ora è evidente che ci vuole una soglia, un esercizio
di responsabilità alta, fuori da ogni fuga nella semplice denuncia. Le scelte e
le riforme devono essere motivate, graduali e soprattutto partecipate. Le
riforme producono effetti complessivi positivi solo se vi è una persuasione
diffusa, un management largo, ’un popolo di decisori-operatori’, migliaia di
persone “responsabili” e “responsabilizzate”: i tanti operatori che sono i
protagonisti del nuovo sistema, motivati e legati al progetto di nuova sanità.
Se non è così sono riforme ’bugiarde’. E non abbiamo proprio bisogno di cose del genere,
già propinate nel passato.!
Ora
discutiamo del punto d’attualità per la ripresa d’autunno.
E’ chiaro che bisogna procedere con prudenza e con progressività alla
applicazione delle norme, delle regole che derivano dagli standard previsti nel
Dm 70 Balduzzi). Con l’ ottica di conseguire effetti benefici per le capacita
prestazionali, di migliorarne gli esiti,qualificando e radicando meglio le
strutture e l’offerta dei servizi. Non riducendone la portata. Questo chiedono Cgil, Cisl, Uil ai
decisori regionali ed aziendali: fare sul serio, ridisegnare e
calendarizzare uno scenario di
trasformazione dell’offerta di salute ’ospedale territorio’ ,con una messa in
osservazione dei servizi e delle strutture,operando un raffronto serrato con
gli standard di riferimento della qualità delle prestazioni a disposizione
della comunità scientifica e ripresi dalla norma del Dm 70.
Il lavoro
intelligente di revisione e di restyling
dei servizi deve approdare per la rete
ospedaliera riordinata al:
° Rafforzamento- rilancio e riqualificazione delle funzioni
dell’Ospedale S. Carlo Azienda sede del
Dea di II livello ,valorizzandone il ruolo
di riferimento per le alte specialità e per le reti cliniche integrate
dei servizi ospedalieri. Eguale impegno occorre assumere per riaffermare e rilanciare le funzioni
dell’Ospedale di Matera sede di Dea di I livello e dell’ Ircss Crob di Rionero
reso anche capofila della rete oncologica regionale,articolata ed arricchita di
punti avanzati.
° Ridisegno e riqualificazione, secondo le
previsioni del Dm 70, delle funzioni dei sette presidi ospedalieri di Psa che
assumono la figura di ‘ospedali di base rafforzati. Tali funzioni devono essere
modulate e riorganizzate per assicurare interventi di media assistenza, legati
anche al bacino di riferimento e devono essere riorganizzate per complessità
crescenti nella rete dei servizi regionali per acuti. Negli ospedali di base
potranno essere assicurate in continuità servizi e discipline consolidate.(es .cardiologie Utic
rivisitate e collocate nelle Reti
ospedaliere..)
°Definire lo schema
delle reti ospedaliere ,in particolare quelle ‘tempo correlate’: rete infarto
cardiologica - rete ictus - rete traumatologica - rete neonatologica e punti
nascita - rete medicine specialistiche - rete oncologica - rete pediatrica. C’è
una priorità per la ‘emergenza-urgenza’.
Le azioni di intervento devono concentrarsi su tre linee principali bel
coordinate ed integrate, ovvero: la rete ospedaliera, la rete dell’emergenza e
quella territoriale. E’ bene chiarire che i servizi ospedalieri di qualsiasi
natura ,esclusi quelli eletti ad azienda ospedaliera ,devono essere organici
alle Aziende di territorio(Asp). Legando funzionalmente le aree critiche del Pronto soccorso con le
attività ricomprese nella sfera di attrazione degli Ospedale Dea, in primis il
S. Carlo per l’Asp di Pz.
Gli ospedali riclassificati come dal DM Balduzzi devono avere con l’area
distrettuale un rapporto stretto se si vuole che il Distretto della salute esalti
il suo ruolo di integrazione ospedale
territorio e se si vuole ritrovare nel Distretto anche il filo della rete dell’
‘emergenza’, dall’ospedale Dea al sistema dei medici e dei servizi di base.
Ecco perche il Distretto della salute deve essere subito costituito con
una verifica a fine anno, dicono i sindacati, in una importante Conferenza di
servizio.
E’ chiaro che lo spostamento dell’assetto attuale
dei servizi sanitari regionali verso
questo nuovo modello di ospedale –territorio è un processo ‘a tendere’
che non si deve concludere cosi con qualche rattoppo o atto amministrativo.
Proprio il contrario del paventato e superato stravolgimento del numero e della natura delle aziende,
rivisto appena 6/7 anni fa. E’ un processo delicato di tipo partecipativo e
pluriennale. E’ un ‘mutamento in corso d’opera’ che richiede un forte e
duraturo indirizzo politico regionale: una guida indefettibile e non abborracciata di promozione ragionata e condivisa del modello
che si propone. Da offrire per quello che è, in modo piano, come una nuova
sanità che procede al fianco e vicino ai
bisogni della gente,evitando scossoni e gravi insicurezze, anzi
producendo un nuovo dialogo comunità sanitaria-comunità della regione. Serve cooperazione,
scambio e la convinzione di operare con
linee guida, poche, dando finalmente valore alle unita operative, le aree omogenee o
funzionali , i dipartimenti che sono, non dimentichiamolo, ambienti, contesti fatti
a posta per coinvolgere, decidere insieme, programmare, condividendo e stimolando
la crescita della comunità di chi opera oggi in sanità.
Diventa dunque comprensibile l’ultimo messaggio del
documento sindacale di luglio: ’Il successo e la credibilità di un processo di cambiamento cosi profondo
e qualitativo può essere assicurato solo con un preciso crono- programma e da un efficace sistema di valutazione che
coinvolga operatori e comunità degli utenti, con un
aggiornamento- riassestamento del Piano della
salute da tradurre in programmi operativi fino ad una nuova ‘generazione’
di Piani di forte spessore sociale.
Carmine
Vaccaro, Segretario regionale Uil Basilicata
Giancarlo
Vainieri, Presidente Centro studi sociali e del lavoro Basilicata
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