Quel che vale per la clinica Luccioni a Potenza, vale anche per le strutture di specialistica a Matera.

Come dire, se Atene piange, Sparta non ride. Siamo in un momento in cui i costruttori di confusione fanno carriera, in cui i numeri primeggiano su tutto e tutti, promettendo il sapore della chiarezza e della verità quando invece diventano il mezzo migliore per falsificarla.
E così se la clinica Luccioni di Potenza, con bilanci a posto, è destinata alla chiusura perchè le riducono di due terzi il budget e non le assegnano pochi posti letto in più, a Matera la cosa non è diversa, il copione è lo stesso: strutture con i bilanci in ordine, sono costrette a licenziare e a rifiutare prestazioni, spesso salva vita, a pazienti residenti in altre regioni.
Ma allora cerchiamo di vederli sul serio questi numeri, un budget ridotto di due terzi? Un milione di euro di prestazioni non pagate? Sarà anche vero ma i numeri da citare non sono questi, sono quelli relativi a 10 persone già licenziate e a quelle che lo saranno a breve, sono gli oltre 6.000 pazienti al mese che si vedranno rifiutare prestazioni, spesso salva vita, solo perchè risiedono in un'altra regione, saranno mica stranieri richiedenti asilo? E di questi oltre il 10% sono pazienti oncologici che hanno bisogno di prestazioni in corso di terapia.
Migliaia di cittadini, specie della Puglia e della Calabria, che scelgono strutture e centri specializzati di Matera o della provincia di Potenza  per curarsi fuggendo dalle liste di attesa della propria regione. Sono pazienti che dovremmo rispedire a casa negando loro esami e prestazioni, per questo la nostra è sopratutto una battaglia di civiltà. Quello che ci amareggia è trovare ascolto e ragione solo da parte della Corte Costituzionale, come è avvenuto con la sentenza sulla mobilità attiva, che ha in buona sostanza detto alla nostra Regione che non può fare leggi in materia di finanza pubblica come se fosse una repubblica indipendente dal resto d'Italia. Questo comunque non ci fa dormire tranquilli, anche perchè ai destini dei nostri pazienti si intrecciano quelli di centinaia di nostri dipendenti e collaboratori che, per aver un'idea concreta, non sono numeri, sono persone reali a rischio di totale perdita del proprio lavoro, come quelli della Clinica Luccioni, a cui va la nostra più sincera solidarietà. Così, come per la clinica Luccioni a Potenza, anche per noi a Matera il ragionamento è semplice quanto brutale: se la Regione taglia i tetti, non taglia numeri o sperperi, fa qualcosa di molto peggio, di illogico e disumano, taglia il lavoro vero e la vita delle persone. Lo ripetiamo: non vogliamo nessun braccio di ferro “giocato” sulla salute dei  pazienti e sul lavoro degli operatori. Le aule di un tribunale non riuscirebbero a rimediare in tempo, non ci sono più dubbi o barili da scaricare nel dedalo della burocrazia associata nel complicare l'interpretazione delle norme. A poco varrebbe la ragione o il torto mentre pazienti con un foulard per copricapo, sono lasciati soli a vivere il proprio dramma. Non vi sarà giustizia, nè un motivo valido per dare una ragione quando le lapidi non avranno scritto un numero ma un nome e un cognome nei cimiteri. Siamo al punto di dover difendere i diritti fondamentali della salute e del lavoro, della stessa vita.  Non vorremmo che a vincere sia  la scelta  di non pagare  le prestazioni essenziali per così risparmiare rispetto ai pesanti deficit accumulati dagli ospedali. Questo è il momento di scelte vere e tempestivamente sagge. l’ASM di Matera deve immediatamente pagare le prestazioni alle strutture che le hanno regolarmente erogate, altrimenti queste domani non ci saranno più e aggiungeranno il proprio nome nel cimitero della giustizia. Questa è  la scelta finalmente giusta che tutti ci aspettiamo, alla politica il dovere di garantirla affinché al valore umano non sia assegnato un numero per miopi esigenze di cassa.


Michele Cataldi

Commenti