I RACCONTI DI PASQUALE TUCCIARIELLO


Un bel volume del noto giornalista e scrittore di Rionero in Vulture 
 di Michele Traficante 

 E’ stata una lettura godibile e, sotto certi aspetti, istruttiva. I “Racconti” di Pasquale Tucciariello, ultimo, in ordine di tempo, volume ha colpito nel segno. E non poteva essere diversamente trattandosi di un autore di consolidata esperienza giornalistica ed editoriale, sia come editore e sia come direttore di giornali e vari periodici.
Infatti, sono numerosi i volumi pubblicati da Pasquale Tucciariello nel corso degli anni. Ne vogliamo citare alcuni: Storie (1988), sceneggiatura e produzione “ Quinto Orazio Flacco (1991), “Brava maestra televisione” (1996), Socrate (2011).

Ma torniamo al suo volume “Racconti” di cui ci occupiamo adesso. “ Sono racconti, non sono documenti. Cerco solo di osservare la natura umana, tento di descriverla, magari sorridendo sui vizi e sui difetti. Che sono sempre gli stessi, anch’essi danno forma alla nostra coscienza, al nostro stato di attenzione consapevole. In questa operazione non sono neanche tanto originale giacché Teofrasto, il filosofo greco che diresse il liceo di Aristotele per 25 anni dopo la scomparsa del maestro, scrivendo la sua opera fondamentale “Caratteri”, descrisse 30 difetti, cioè caratteri della natura umana che vi prego vivamente di leggere. Se non sono documenti storici, questi undici racconti, cosa sono? Scenette di vita quotidiana, con i suoi personaggi come Pasqualotto, Vincenzuccio, zì Carminuccio, mastro Ciuffetta o i vari barbieri musicisti e strumentisti, i ragazzi di san Valentino ed altri nomi messi qui a caso appunto per indicare caratteri psicologici di personaggi e non di persone viventi ora ed allora. E non andiamo alla ricerca di persone realmente vissute (alcune ci sono) od accostare personaggi immaginari (lo sono quasi tutti) a persone note. Lo scopo di chi opera questa forma di narrazione è quello di trarre occasione dai fatti per definire personaggi. E, se potete, divertitevi come io mi diverto scrivendo. Però. Una raccomandazione: cerchiamo almeno di correggerci. E saremo meno infelici”. Pasquale Tucciariello così presenta i suoi “Racconti”, ultima fatica letteraria che segue la precedente, “Socrate”, andata anche in scena in forma di tragedia nei comuni di Rionero, Venosa, Palazzo San Gervasio, Potenza, Villa d’Agri, Marsiconuovo. Un successo notevole quella sua “Bella scuola di filosofia” – l’affermazione è del preside Michele Masciale di Melfi –, un successo anche questa straordinaria operazione che alcuni critici già definiscono “evento culturale”. La prof.ssa Graziella Placido, nei due risvolti della copertina, titola “un bel racconto moltiplica la vita”, riferendosi particolarmente al primo degli undici racconti “Il fosso della Signora”. Scrive Graziella Placido: ”Incomunicabilità, solitudine, tradimento, fuga, bisogno di affetto, attimi di verità assoluta non solo. 


A me questo racconto sembra il prodotto di una lunga educazione, di radicate credenze religiose, di severe regole di vita, di una rara e spiccata sensibilità umana, doti che in fondo sono dello stesso autore. E’ questi il vero protagonista. E’ una fiaccola accesa in tempi di smarrimento come questi che stiamo vivendo”. E poi aggiunge: “Una simile produzione non dovrebbe rimanere suo unico privilegio, ma dovrebbe trasferirla in altre forme espressive” Sono undici i Racconti che il prof. Tuccieriello, docente emerito di filosofia e storia, presenta nel suo libro, edito dalle edizioni Centro Studi Leone XIII che lui stesso dirige: Il fosso della Signora, Il ticchio di Vincenzuccio, Luci nel presepe (con una traduzione dialettale del poeta rionerese Ernesto Grieco), La bora e il calitrano, La bora in re minore, Prove di coraggio, Il barbiere di Siviglia, San Valentino, Il politico impertinente, Il monaco di Monticchio, Una messa per Carmine (Crocco). Undici racconti che anch’io, cronista e ricercatore di documenti del nostro passato storico, ho letto, riletto, gustato, condividendo con l’autore che alcuni di essi sono scenette di vita quotidiana scritte in forma piana, leggera, scorrevole, sorridente, di facilissima lettura, anche se tra questi affiorano le note di Pasquale Tucciariello (privilegiato come pochi, per aver avuto al fianco uomini di lettere e di scienza come Enzo Cervellino, Vincenzo Buccino, Antonio Masucci), mentre individua meriti e difetti, indica caratteri psicologici di personaggi, sferza impietoso verso una politica affarona e maneggiona. Ma in altri racconti, invece, appaiono lunghi momenti di opera letteraria eccellente, come altri critici hanno scritto prima di me, le prof. Primalda Forcignanò di Lecce e Carmen De Stasio di Brindisi. Molto bella ed apprezzata anche la copertina, acquerello appositamente disegnato dal fumettista Saverio Calabrese di Potenza.

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