COSTI ENERGIA PMI: CONFARTIGIANATO SI RIVOLGE AD AUTORITA’

La pressione del “costo del dispacciamento” è alla base dell’impennata delle tariffe elettriche pagate dalla piccole imprese che dal 1° luglio 2016 interrompono il sentiero di discesa degli ultimi due trimestri. L’Indice Confartigianato del costo dell’energia elettrica sul mercato di maggior tutela di una Micro-piccola impresa (MPI) tipo per il terzo trimestre 2016 segna un aumento del 9,4%
rispetto al trimestre precedente. Ed al Sud l’incremento è maggiore. E’ quanto evidenzia Rosa Gentile vice presidente nazionale Confartigianato con delega al Mezzogiorno riferendo che Confartigianato ha richiesto all’Autorità per l’Energia Elettrica il Gas ed il Servizio Idrico di chiarire le responsabilità di questi rincari e di avanzare proposte per ridurne l’impatto. Artigiani e piccole imprese italiane pagano l’energia elettrica il 34,2% in più rispetto ai loro colleghi europei. Il gap è sino a 2.980 euro ad impresa. E anche se a livello territoriale le imprese artigiane dei settori manifatturieri con spesa energia elettrica superiore al 2% del fatturato si concentrano principalmente al Nord, al Sud la disparità di trattamento fiscale che penalizza i consumi elettrici delle piccole imprese rispetto alle grandi aziende “frena” ogni possibilità di ripresa. Secondo i dati del Centro Studi Confartigianato, il titolare di una pmi lucana paga l’energia elettrica 2.466 euro in più l’anno rispetto ai colleghi europei (media nazionale è di 2.259 euro all’anno in più rispetto agli imprenditori europei) collocando la Basilicata al nono posto nella graduatoria delle Regioni italiane per rank relativo al gap-impresa. L’Indice proposto da Confartigianato – arrivato alla settima edizione – intercetta la dinamica dei prezzi per sette profili maggiormente rappresentativi di imprese artigiane e micro e piccole imprese fino ai 20 addetti e trova la sintesi in un profilo tipo con una potenza impegnata di 45 kW e un consumo annuo di 60 MWh che al terzo trimestre 2016 sostiene un costo annualizzato per l’energia elettrica di 11.647 euro, in aumento di 1.003 euro rispetto al costo basato sulle tariffe del trimestre precedente. Considerando il dettaglio delle voci di costo secondo il glossario di Bolletta 2.0, il forte aumento rilevato in ottica congiunturale è da imputarsi all’aumento di un quarto (+26,8%) della componente della Spesa per la materia energia trainata dall’incremento del 70,2% del Dispacciamento; in parallelo la componente Energia segna in crescita del 14,2% mentre sono stabili sia la Spesa per il trasporto e la gestione del contatore sia la Spesa per oneri di sistema. Subase tendenziale il ritorno in territorio positivo dell’Indice Confartigianato è da imputarsi alla crescita del 6,5% rispetto al III trimestre 2015 della Spesa per la materia energia, su cui agisce il raddoppio (+108,3%) dal Dispacciamento mentre la componente Energia è in calo del 12,1%; sempre su base tendenziale la spesa per gli oneri di sistema è stabile (+0,2%) mentre la Spesa per il trasporto e la gestione del contatore è in flessione dell’11,0%. Nel complesso gli Oneri fiscali e parafiscali pesano per il 42,7% del costo totale. L’impennata dei costi è particolarmente grave in una fase del ciclo economico caratterizzato da deflazione: secondo gli ultimi dati disponibili a maggio 2016 i prezzi alla produzione del settore manifatturiero no energy scendono del 0,8% su base tendenziale e la pressione verso l’altro del costo dell’elettricità compromette la competitività e la redditività delle imprese in un contesto di domanda – in particolare quella internazionale – ancora debole.

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