LA FESTA DI PENTECOSTE A MELFI

foto di Michele Lagatta
Da quasi 500 anni si ricorda la “Pasqua di sangue “del 1528.
Ricco il programma messo a punto dalla locale Pro Loco per la 488^ edizione
di Michele Traficante

Sono giunti a decine di migliaia i visitatori a Melfi nei giorni 14 e 15 maggio scorsi per assistere alla storica parata sacro – folkloristica Pentecoste. Un vero successo che premia gli sforzi encomiabili degli organizzatori.
La festa di Pentecoste o dello Spirito Santo, che si celebra da anni la domenica di  Pentecoste, resta sempre la manifestazione sacro-folcloristica più importante e di maggior richiamo a Melfi. Forse è la più antica della Basilicata. Infatti, con tale ricorrenza si ricorda l’avvenimento storico del 23 marzo 1528 (giorno di Pasqua) che ha visto Melfi al centro di un sanguinoso saccheggio per opera dei soldati francesi in lotta con gli spagnoli in quell’anno per la conquista del regno di Napoli.



Pasqua dell’anno 1528, dunque, Pasqua di sangue per la città di Melfi, assediata e distrutta dall’esercito francese al comando di Odet de Foix, Visconte di Lautrec. Oltre tremila melfitani, fra armati e popolani, furono massacrati dalla soldataglia francese, condotte da quel Pietro Navarro e dalle famigerate Bande Nere guidate da Orazio Baglioni. Per contrastare il saccheggio, il boscaiolo bottaio melfitano Battista Cerone, con la sua ronca micidiale, fece strage degli assalitori fino a quando, colpito alle spalle, soccombette. 



A Battista Cerone, definito “il Pietro Micca lucano” e a ricordo del suo eroico gesto, venne intitolato il corso principale della città “Ronca Battista”, lungo il quale si trova la chiesa “albanese” Santa Maria ad Nives.
I melfitani superstiti, appena seimila dell’intera popolazione, si rifugiarono nei boschi del Vulture, presso la chiesetta dello Spirito Santo, composta di una sola nicchia scavata nella roccia e da un solo altare. Rientrarono in città dopo cinquanta giorni, il giorno di Pentecoste, accompagnati dall’esercito spagnolo che aveva conquistato il centro lucano.



Anche quest’anno Melfi ha ricordato lo storico evento. Ed ha fatto le cose alla grande!
La Festa sacro folkloristica dello Spirito Santo di Melfi è una delle più spettacolari e d’interesse storico della Basilicata, pari forse alla Sfilata dei Turchi di Potenza. Organizzata dalla Pro Loco “Federico II”, presidente l’ex sindaco Tommaso Bufano, dalla Confraternita “S. Maria ad Nives”, con il patrocinio dall’Amministrazione comunale, ha rispettato in tutto la tradizione facendo rivivere i momenti più significativi di quei tristi giorni di 488 anni fa.



Ricco il programma messo a punto dagli organizzatori. Nella serata di sabato, 14 maggio scorso, c’è stato, con l’apertura dell’accampamento rinascimentale in Corso Garibaldi e Piazza Duomo a cura delle associazioni “Bardulos” e “Fieramosca”, e l’annuncio della manifestazione lungo le strade del borgo medioevale a cura della banda musicale e del gruppo dei musici, sbandieratori, trombonieri “Senatore” di Cava dei Tirreni spadaccini “Bardulos” di Barletta.
E’ seguita, presso Porta Venosina, “la presa di Melfi” da parte delle truppe mercenarie francesi di Lautrec e l’episodio dell’eroico Battista Cerone, interpretato da Maurizio Zollo. In tarda serata, in piazza Duomo, c’è stato lo spettacolo con combattimenti e sbandieratori con i gruppi “Sbandieratori” di Faenza e “Sbandieratori di Assisi”.



Domenica, 15 maggio, giornata clou della manifestazione, alle 4 del mattino, partendo dalla chiesa di Santa Maria ad Nives, c’è stato il pellegrinaggio di numerosi melfitani verso la chiesetta rupestre dello Spirito Santo posta in una macchia di castagneti, detto appunto ”Selva dello Spirito Santo”, sul monte Vulture, a circa tre chilometri dalla città. Qui, dopo la santa messa celebrata dal vescovo diocesano, mons. Gianfranco i pellegrini, agitando verdi rami di castagni, hanno fatto ritorno a Melfi in corteo processionale, portando sulle spalle la pesante statua dello Spirito Santo, raffigurante le tre persone della SS. Trinità. Giunti presso la stazione ferroviaria, sono stati accolti dalla popolazione che attendeva con la statua di san Michele, protettore dei boschi del Vulture, qui giunta in processione a cura della Confraternita S. Maria ad Nives e dalla Pro Loco Federico II.
La sfilata, con la statua della SS. Trinità, portata su un carro tirato da buoi, era aperta da due paggi con pergamene dell’imperatore Carlo  V, l’una conferiva a Melfi il titolo di “fedelissima”, l’altra la esentava per 12 anni da tutte le contribuzioni fiscali e invitava gli abitanti dei paesi vicini a ripopolarla. Il corteo ha proseguito verso il centro abitato fra due ali di folla in festa”. “Il corteo storico (circa 500 figuranti negli sfarzosi costumi spagnoli d’epoca), comprendente cavalieri, in testa il capitano spagnolo Consalvo Fernandez da Cordova, il “generalissimo” come viene chiamato dal popolo melfitano, che avanza fiero nella sua robusta armatura, con cimiero piumato, sul bianco focoso destriero, soldati da parata, alfieri con le bandiere delle sei porte di Melfi, alabardieri, paggi, nobili e dame, sbandieratori e battitori, è sfilato per le vie della città. 



Nel pomeriggio, in Piazza Duomo c’è stato il palio delle bandiere con la spettacolare esibizione degli sbandieratori di Faenza, di Assisi e di Lucera e degli Sbandieratori “Ettore Fieramosca” di Barletta.
Alle ore 19 il vescovo mons. Gianfranco Todisco ha concelebrato una solenne Santa Messa della Pentecoste nella gremita Cattedrale. E’ seguita la rievocazione del giuramento di fedeltà con Umberto Ferrieri nella parte del sindaco di allora Francesco Tisbi e Claudio Loconsolo nella Parte del cardinale Doria.
Molto applaudito lo spettacolo teatrale rievocativo a cura di Simonetta Rizzitiello con Mimmo Libutti nella parte Ronco Battista e Irina Ciocmata nella parte della Fata Primavera.
Nella serata, a conclusione dell’interessante manifestazione, si è assistito, presso il Castello federiciano, con i “Trombonieri ”Senatore” e gli “Spadaccini Combattenti “Bardulos”, alla rievocazione storica della presa ed incendio del maniero.
La ricorrenza della Pentecoste rappresenta un punto di orientamento nel tempo, con cui i melfitani si ritrovano per affermare la volontà di resistere alle avversità che minacciano la crescita della comunità.

La Pentecoste a Melfi - ha dichiarato il presidente della Pro Loco Federico II, - è stato un grande spettacolo.  Ringrazio i tantissimi "Visitatori" presenti, i concittadini di Melfi, l’Amministrazione. i dipendenti comunali, tutte le Forze dell'ordine, tutti i collaboratori e il Direttivo della Pro Loco.  Siamo certamente soddisfatti ma resta, sempre, un punto di ripartenza per la prossima del 2017. GRAZIE A TUTTI”.

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