Settant’anni fa le donne per la prima volta alle urne


IL VOTO, ”LA SFIDA ROSA” 
Il voto, una conquista dell’emancipazione femminile di Gina Bozza e Michele Traficante 

In Italia finalmente le donne poterono recarsi alle urne. Una prima vota che assume una valenza storica, poiché avvenne in occasione del referendum del 2 giugno 1946 in cui gli italiani furono chiamati a scegliere fra Monarchia e Repubblica. La conquista della cittadinanza politica da parte delle donne sembra un fatto ormai lontano: è invece significativo per comprendere il presente, per ripensare a tutto il cammino che esse hanno fatto in settanta anni e per educare le giovani generazioni che di questi fatti non possono avere memoria.

La storia delle conquista dei diritti civili e politici da parte delle donne, su proposta di Alcide De Gasperi e di Palmiro Togliatti, trova nella decisione del Consiglio dei Ministri, presieduto da Ivanhoe Bonomi e concretizzata con Decreto n:23 del 1° Febbraio 1945 (“Estensione alle donne del diritto al voto”- Art. 1. Il diritto di voto è esteso alle donne che si trovino nelle condizioni previste dagli articoli 1 e2 del testo unico della legge elettorale politica approvata con R. decreto 2 settembre 1919, n. 1495), la strada giusta per il riconoscimento dell’autonomia ed il “possesso della propria persona”, secondo il discorso di Anna Rossi Doria. L’evento, accolto con favore, contiene però un errore, successivamente corretto: Le donne potevano essere elettrici ma non elette. Esse attendono così il D.L.L. del 1° Marzo 1946 per poter avere garantita l’eleggibilità e votano nella primavera dello stesso anno alle Amministrative e per la ricostruzione dei Consigli Comunali. 


Sono sostenute dall’opera di sensibilizzazione dell’associazionismo laico e cattolico, dall’UDI e dal CIF. Sempre nel 1946 le italiane sono coinvolte con il loro voto alla decisiva scelta del referendum tra Repubblica e Monarchia del 2 giugno. Infatti, il testo del Decreto all’art. 7 prevede che “ Sono eleggibili all’assemblea costituente i cittadini e le cittadine italiane che, al giorno delle elezioni, abbiano compiuto oò 25° anno di età”. Così ventuno donne entrano a far parte dell’Assemblea Costituente. Da allora l’evoluzione della soggettività femminile non si arresta più e, pur tra alterne vicende , afferma la volontà delle donne di essere nella storia partecipi, attive, protagoniste di conquiste e di coraggiose prese di posizione per migliorare la propria condizione. Le donne, presenti nelle Istituzioni, con lungimiranza e squisita intelligenza, hanno difeso le ragioni della democrazia solidale e sostenuto le istanze di corresponsabilità. Ciò è servito a fugare le discriminazioni ed a scrivere, pur con fatica, le pagine della parità nelle diversità dei generi. Nonostante l’impegno e le faticose conquiste, ancora oggi gli incarichi di responsabilità non sono paritari. Si sprecano, in più circostanze, le dichiarazioni di sostegno al ruolo delle donne nella società, ma, di fatto, la rappresentatività femminile è ancora limitata. 


Le sfide del presente richiedono la presenza congiunta di uomini e donne per poter guardare “alle cose del mondo” con intuizione e ragionevolezza. La presenza delle donne nelle Istituzioni probabilmente va rafforzata con nuova intelligenza , quella che si evidenzia con una maturità di giudizio, con una sapiente capacità di coniugare la vita in famiglia con quella sociale, entrambe bisognose di responsabili presenza. Le donne sono maestre nel saper gestire pubblico e privato, hanno però bisogno di costruirla propria identità con tenacia e creatività, con saggezza e mansuetudine. Il mondo maschile, pur conquistato dalla grazia femminile, rimane sbalordito di fronte alla competenza non ostentata ma vissuta e praticata facendo bene tutte le cose. La maturità politica, la lungimiranza ,la responsabilità sociale sono indispensabili paradigmi di una presenza femminile che voglia lasciare la propria impronta costruttiva nella “città dell’uomo”, trasformandola in “città delle donne e degli uomini”, uniti per dare senso alla storia e alle vicende umane. Da allora altre significative conquiste sono state dalle donne italiane. Nel 1950 la legge sul congedo di maternità, nel 1960 esse vengono ammesse a tutte le professioni, nel 1963 possono entrare in magistratura. Fondamentale è stato nel referendum del 1974, il ruolo delle donne sul divorzio e in quello del 1981 per cancellare la legge sull’aborto del 1978. Oggi le donne, pur se legittimamente aspirano ad una maggiore parità di genere, si trovano ad occupare tanti posti di grande responsabilità sia nelle Istituzioni, sia nelle professioni e sia nelle grandi aziende. Basti pensare, per esempio, che Laura Boldrini è la terza presidente della Camera dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti, la giornalista Monica Maggioni è la presidente della RAI, dopo un’altra donna, Anna Maria Tarantola e tante altre prestigiose ed autorevoli personalità femminili occupano posizioni di primo piano nella politica ( diversi ministri), nel sindacato, nell’arte, nella ricerca scientifica ecc. In Basilicata, per la prima volta, una donna, Aurelia Sole, è rettrice dell’Unibas. Certo, la strada è ancora lunga per raggiungere la completa emancipazione come ad esempio la parità delle retribuzioni fra uomo e donna, come sottolineato anche dall’Ue.

Commenti