CONFARTIGIANATO, DIVISA L'ITALIA, MICROIMPRESE PAGANO TRE VOLTE

L’Italia è profondamente divisa sul fronte dei costi e dell’efficienza dei servizi sanitari. Lo conferma una rilevazione di Confartigianato secondo la quale la malasanità pesa soprattutto sulle tasche degli imprenditori costretti a finanziare con tasse sempre più alte la cattiva gestione dei conti regionali.
La batosta maggiore la ricevono le microimprese della Campania che, tra Irap e addizionale regionale Irpef, versano in media 7.224 euro l’anno. A breve distanza seguono i piccoli imprenditori della Calabria con 7.145 euro, del Molise (7.047 euro), del Lazio (6.798 euro), dell’Abruzzo (6.637 euro), della Sicilia (6.515 euro), delle Marche (6.027 euro), del Piemonte (6.009 euro), della Basilicata (5.180 euro di cui 1.737 euro di addizionale Irpef e 3.443 euro di Irap). 


A parte i titolari di imprese delle regioni con Piani di rientro del deficit sanitario (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sicilia, Piemonte, Puglia) è sempre il Sud – commenta Rosa Gentile, vice presidente Confartigianato con delega al Mezzogiorno – a registrare la situazione di maggiore disagio anche per incidenza del costo dei ticket sui servizi-prestazioni (il famoso super ticket al Sud tra i più alti) e per il grado di insoddisfazione degli utenti delle strutture ospedaliere del Mezzogiorno (come da tabelle allegate). Il risultato è che gli imprenditori pagano sino a 3 volte il conto della malasanità: da contribuenti devono pagare maggiori tasse per risanare i bilanci in rosso della sanità, da pazienti subiscono le inefficienze dei servizi e devono sborsare altri soldi per ricorrere alle prestazioni di altre regioni o per ottenere cure dignitose dal privato”. 


Come se non bastasse, anche i ticket pagati dai cittadini, che ammontano complessivamente a 3 miliardi e sono aumentati del 33% tra il 2010 e il 2014, sono più alti nelle 8 Regioni ‘in rosso’: Confartigianato ha calcolato che pesano per il 10,1% sulla spesa sanitaria delle famiglie, rispetto alla quota dell’8,9% rilevata nelle Regioni con i conti della sanità sotto controllo. Ma quel che è peggio, è che proprio dove la sanità costa di più si registra la qualità peggiore dei servizi: nelle 8 regioni con piano di rientro del deficit la quota di utenti insoddisfatti è pari, in media, al 19,7%, ben superiore rispetto alla quota media nazionale del 15,8% e al 12,4% registrato nelle Regioni con i conti sanitari in ordine. Al primo posto nella classifica delle regioni con il peggiore giudizio sulla qualità dei servizi sanitari vi è la Puglia (24,8% degli utenti insoddisfatti), seguita da Campania (24,4%), Sicilia (23,2%), Lazio (18,6%), Sardegna e Marche a pari merito (17,9%), Basilicata (17,5%).

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