Il
periodico, fondato nel 1881 con Vincenzo
Solimena, durò fino al 1883.
di
Michele Traficante
Oggi che la scuola
italiana sembra in fermento per via della cosiddetta riforma “La buona scuola”
voluta dal governo Renzi, ci sembra opportuno volgere la nostra attenzione ad
un periodo storico importante che ha visto protagonisti uomini di scuola che hanno lasciato
un’impronta indelebile nella attività educativa.
Certo, si tratta di un
periodo, quello post-unitario, che presentava una realtà scolastica disastrosa
dove l’istruzione era in mano ad enti ecclesiastici con i loro seminari, per lo
più preclusa ai meno abbienti, e con una
percentuale di analfabeti altissima, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia,
particolarmente in Basilicata.
Erano tempi in cui le
varie amministrazioni locali facevano i
primi passi nel processo scolastico e
che solamente negli anni successivi
si ebbe una sistemazione organica sia nelle strutture istituzionali ed
organizzative, con il passaggio alle
competenze dello Stato, sia nella
preparazione didattica e pedagogica del personale docente.
Eppure, allora, ci
furono maestri ed educatori di primordine, veri pionieri nell’elevazione
culturale e civile delle nuove
generazioni.
Fra questi veri modelli
di appassionati educatori di fine Ottocento vogliamo ricordare
il maestro di scuola elementare Giovanni Plastino di Rionero in Vulture.
Giovanni Plastino, di
Vincenzo e Maria Longo, nasce a Rionero il 20 aprile 1846. Quinto figlio di una
numerosa famiglia (il fratello minore Giuseppe, nato nel 1851 e morto nel 1905,
è stato professore universitario e deputato al parlamento italiano), conseguita
la “patente” d’insegnante elementare si dedica all’insegnamento presso le scuole
comunali del suo paese fino al 26 giugno 1887, quando, dopo 16 anni di lodevole
servizio, si dimette per motivi di salute e di famiglia. Nell’accogliere con
rammarico le dimissioni così si esprime il sindaco del tempo Nicola Rosario
Corona ( 1842-1921) “Disimpegnò l’incarico, e le scuole migliorarono
sensibilmente mercé l’opera sua. Il Comune ora perde nel sig. Plastino un
bravo, intelligente e vero maestro” (dalla delibera del 28 luglio 1887 del
Consiglio comunale di Rionero, in Municipio e Paese, a cura di
Michele. Traficante, Rionero in Vulture, il Borghetto, 2005, pagg. 71-73). In
precedenza, con deliberazione del 20 ottobre 1884, per gli alti meriti
acquisiti nel campo scolastico e della ricerca educativa in genere,
l’Amministrazione comunale gli aveva affidato la direzione didattica di tutte
le scuole, allora gestite dal Comune.
Il 21 novembre 1874
Giovanni Plastino sposa Elisabetta Anastasia, figlia di Michele e di Carmela
Mennella.
“Egli non è solamente un
intelligente e bravo maestro. Noi lo segnaliamo quale intellettuale serio,
pensoso della scuola lucana e animatore d’ardite iniziative editoriali”. Così
Enzo Cervellino, nella sua pregevole opera Regio Vulturis,
tratteggia la figura del Plastino: “Valoroso educatore, vissuto nel secolo
scorso, che oltre ad un appassionato impegno da maestro impareggiabile,
approfondì tutti i problemi che condizionavano la vitalità della scuola del suo
tempo”.
Col forenzese Vincenzo
Solimena (1851-1903), anch’egli egregio maestro di scuola
elementare in servizio a
Rionero in Vulture e del quale ci occuperemo prossimamente, Giovanni Plastino
fonda e dirige la rivista “L’Educatore Lucano. Periodico
d’educazione e d’istruzione per le scuole elementari” che oggi costituisce anche una fonte di storia locale politica,
sociale, culturale. L’Educatore Lucano viene pubblicato a Rionero ed esce a
frequenza pressoché quindicinale dal 10
novembre 1881 al 20
novembre 1883, in 66 numeri, trattando argomenti pedagogici e didattici volti a
vantaggio dei bambini, a tutela della funzione dei maestri esposti spesso alle
vicende, non sempre favorevoli per la scuola, da parte di amministratori
comunali del tempo spesso riottosi se non addirittura ostili
all’apertura e al
finanziamento delle scuole aperte a tutti. Il quindicinale è anche una
riflessione aperta sulle questioni della società del tempo.
I fascicoli del
periodico, purtroppo quasi introvabili e quindi poco conosciuti, sono stati
ripubblicati, in ristampe anastatiche, nel 1994, in due volumi dall’Università
degli Studi della Basilicata - Dipartimento di Scienze Storiche, Linguistiche e
Antropologiche, con un lungo e dotto saggio introduttivo del prof. Arturo
Arcomano.
L’Educatore Lucano è stata l’unica rivista
scolastico-educativa del secondo Ottocento lucano. Essa costituisce una fonte
eccezionale non solo per la ricostruzione di uno degli aspetti più
significativi della vita regionale, ma anche come il più generoso tentativo di
spinta al rinnovamento della scuola e dei maestri quali protagonisti di una più
ampia rigenerazione politica e culturale della Basilicata.
“Per conoscere bene i nostri figli, i nostri alunni, bisogna
anzitutto metterci nelle condizioni di ricordarci quello che si operava in noi
nell’età della fanciullezza, dell’adolescenza. Poi considerando che i fanciulli
hanno sovrabbondante la bontà dell’animo, ma che una leggiera irritazione muta
facilmente l’affetto in odio, la bontà in malignità, occorre pigliare per primo
mezzo di educare quello di usar modi affettuosi e amorevoli”: Così scrive il maestro
Giovanni Plastino in “L’Educatore Lucano”
del 10 novembre 1881. La “spalmata” e altre forme di cattiveria subite dai
bambini, che per decenza qui non vogliamo neanche nominare, rimarranno attive
per molti altri decenni a Rionero e altrove. Giovanni Plastino aveva pensato a
una pedagogia e una didattica dell’incoraggiamento con molto anticipo sui
tempi, forte di una cospicua cultura romantica per l’essenza innovatrice e
originale delle tesi che accompagnavano l’azione educativa. Di qui il titolo
della rivista, L’Educatore Lucano,
appunto, volto alla rivalutazione del sentimento e della fede, all’amore per la
storia, alla libera espressione della creatività soggettiva. Una cultura,
quella di Plastino, che si apre alle più emergenti tematiche italiane ed
europee in merito alle definizioni e al senso da dare all’educazione come
missione al fine di condurre il popolo sulla via del progresso.
Giovanni Plastino non
è solamente un autorevole educatore e
uomo di scuola. E’ anche brillante
scrittore dalla facile vena poetica. Di lui è ammiratore Francesco Torraca, il
quale scrive: “E’ uno dei maestri valenti che accettano il loro compito come
missione, che fanno miracoli di abnegazione e di energia”. Giovanni Plastino
scrive anche i testi “Don Sempronio” e “L’impresa Teatrale”, due operette
teatrali simpatiche e un po’ piccanti, musicate dal pianista Nicola Rosario
Corona, un anziano galantuomo del posto, andate in scena con successo presso il
locale teatro “San Carlino” nel 1880 la prima e nel 1881 la seconda. In queste
rappresentazioni Plastino è anche componente dell’orchestra come
violoncellista.
Nel 1886 pubblica, con
la Tipografia Ercolani di Rionero in Vulture “Biblioteca Popolare Circolante
Umberto I di Rionero (1° maggio 1884 - 30 aprile 1885-Relazione statistica). E’
anche segretario della Biblioteca comunale di Rionero. Traduce in vernacolo
rionerese la Novella IX del Decamerone di Giovanni Boccaccio, riportata da
Giacomo Racioppi in “ Storia della Lucania o Basilicata” nell’edizione del
1902.
Giovanni Plastino muore
a Napoli il 19 marzo 1893.
Commenti
Posta un commento