APERTA LA PORTA SANTA DELLA CATTEDRALE

Melfi 12 dicembre 2015. Con partenza dalla chiesa di S.Antonio in Melfi e dopo un breve percorso processionale, il vescovo Todisco ha aperto la Porta Santa della Cattedrale di Melfi dando così inizio, anche nella nostra diocesi, al Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco. Tantissimi i fedeli presenti, di  Melfi e delle parrocchie della diocesi, che hanno assistito alla cerimonia di apertura della "Porta" e partecipato alla concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo.


OMELIA DEL VESCOVO PADRE GIANFRANCO TODISCO
PER L’APERTURA DELLA PORTA SANTA
Cattedrale di Melfi
12 dicembre 2015
Cari fedeli,
            la Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato ci invita a gioire, non solo perché è prossima la celebrazione del Natale, ma anche perché nei momenti difficili della vita non dobbiamo sentirci soli ma sempre accompagnati dal Signore.

“Non temere, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te”.
Sono le parole di speranza del profeta Sofonia (3, 16-17) rivolte al popolo d’Israele che fa fatica a percepire la vicinanza di Dio nelle vicende tristi della storia, e che il Signore rivolge a noi in questo giorno in cui abbiamo aperto la Porta Santa della nostra Cattedrale.
E’ questa la porta del Signore: per essa entriamo per ottenere misericordia e perdono.

“Fonte di gioia, di serenità e di pace  è la misericordia di Dio che Gesù ci ha fatto conoscere” – così Papa Francesco definisce la misericordia nella Bolla d’indizione del Giubileo, che abbiamo ascoltato all’inizio del nostro breve pellegrinaggio “perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato” ( n° 2).

Nell’Udienza di mercoledì scorso, la prima dell’Anno Giubilare, Papa Francesco ha spiegato il motivo di quest’ Anno Santo Straordinario: “Nella nostra epoca di profondi cambiamenti, la Chiesa è chiamata ad offrire il suo contributo peculiare, rendendo visibili i segni della presenza e della vicinanza di Dio”.  E come altre volte ha ripetuto: «Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore ». Il Vangelo di Gesù è il Vangelo della gioia”.  

La processione  che insieme abbiamo fatto prima di giungere in Cattedrale è immagine del pellegrinaggio che ogni persona compie nella sua esistenza all’incontro con Cristo. E, incontrare Gesù, significa riempire il nostro cuore di gioia, perché da Lui esce una forza che attira tutti a sé.

Per questo, nel corso del Giubileo, siamo tutti invitati, secondo le proprie forze, a fare un pellegrinaggio. Può essere Roma o, nel nostro caso, visitare le cattedrali di Venosa, di Rapolla oppure fare visita a uno dei santuari diocesani.

Nel decreto di scelta delle Porte Sante nella nostra diocesi, ho indicato anche due Santuari speciali: l’Ospedale Oncologico di Rionero (CROB) e la Casa Circondariale di Melfi. Sono luoghi di sofferenza fisica e morale che permettono di fare esperienza di vicinanza al Signore, che nel mistero della Sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine.

Lo stesso vale per chi, a causa dell’età o della malattia, non può muoversi da casa o risiede in una Casa di Riposo. Tutti possono fare un pellegrinaggio, purché sia stimolo alla conversione. Attraversando la Porta Santa del nostro cuore, ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo a essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi.

“Misericordiosi come il Padre” è il motto di questo Giubileo, che si propone di vivere la misericordia sull’esempio del Padre che chiede di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore e perdono senza misura.

L’immagine che accompagna il motto del Giubileo mostra il Figlio che si carica sulle spalle l’uomo smarrito, icona del Buon Pastore che con estrema misericordia carica su di sé l’umanità.

 “E noi, che cosa dobbiamo fare?”

E’ la domanda che la gente faceva a Giovanni il Battista per convertirsi e accogliere il Messia, nel vangelo di Luca che abbiamo appena ascoltato.

Perché il Giubileo “sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza”, dobbiamo innanzitutto immergerci nella vita di Cristo.  

All’inizio della Messa abbiamo fatto memoria del nostro battesimo. Siamo stati inseriti completamente nella vita di Cristo, perché le parole, i gesti, e gli stessi nostri sentimenti riflettano la Sua vita. Fedeli a questo impegno, possiamo ripetere con San Paolo “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.

La risposta di Giovanni Battista alla gente desiderosa di convertirsi non è sempre la stessa. Per ognuno suggerisce un cammino personalizzato di conversione, senza abbandonare il proprio stato di vita.

Che significa questo? Ovunque il Signore mi chiama a vivere, facendo bene il mio dovere, accettando chi mi sta accanto con i suoi pregi e difetti, soprattutto accettando me stesso anche con i miei limiti, è possibile vivere un nuovo stile vita che ci rende simili a Gesù, immagine perfetta della tenerezza e della misericordia di Dio Padre.

L’esperienza c’insegna che l’amore non si dimostra solamente a parole ma con i fatti.

In quest’Anno Giubilare, la Chiesa ci offre la possibilità di riscoprire la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale. In esse abbiamo la possibilità di vedere e toccare con mano la persona di Gesù, e di manifestare concretamente quella misericordia che il Padre ha mostrato verso di noi. L’esperienza della misericordia, infatti, diventa visibile nella testimonianza di segni concreti come Gesù stesso ci ha insegnato.

Se attraversare la Porta Santa significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che accoglie tutti e ad ognuno va incontro personalmente,  è nel Sacramento della Riconciliazione che viviamo la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma.  E’ Gesù che ci cerca! E’ Lui che ci viene incontro!

Pertanto, Invito tutti ad accostarsi con frequenza a questo Sacramento che rigenera le nostre energie, come una bella doccia al termine di una dura giornata di lavoro, intrisi di sudore e di polvere.

Papa Francesco, nella Misericordiae Vultus,  invita le diocesi a incrementare l’iniziativa “24 ore per il Signore”, da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV Domenica di Quaresima.

Possiamo, fin da oggi, prendere la buona abitudine di “ritagliarci” pochissimi minuti nel corso della giornata per ascoltare il Signore che ci parla per mezzo della Sua Parola e per dialogare con Lui con la preghiera. Basta scaricare sul nostro cellulare, senza alcun costo aggiuntivo, l’applicazione della Conferenza Episcopale Italiana I-Cei, ed in qualsiasi momento possiamo connetterci con il Signore.

Fa piacere sentire che tante persone, in questi ultimi tempi, si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione e tra questi molti giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino per ritornare al Signore, vivere un momento d’intensa preghiera e riscoprire il senso della propria vita.

Poniamo il Sacramento della Riconciliazione nell’elenco delle cose importanti da fare periodicamente, come la visita di controllo, l’appuntamento col dentista oppure la revisione dell’automobile,  per toccare con mano la grandezza della misericordia.

Invito i Parroci e i Rettori delle Chiese a esporre nelle bacheche l’orario delle Confessioni, tenendo conto anche di chi lavora fino a tardi, e di mettere a disposizione un sussidio per aiutare i fedeli a fare un approfondito esame di coscienza.

“Varcando la Porta Santa - ha ricordato Papa Francesco nell’Omelia dell’8 dicembre scorso -  vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo” .

Il Concilio è stato un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa a uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in se stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario.

Nell’Evangelii Gaudium  Papa Francesco evidenzia che la gioia del Vangelo, che riempie la vita della comunità dei discepoli, è una gioia missionaria.  “Per tal motivo tutti siamo invitati ad uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (n° 20).

La celebrazione del Giubileo ci faccia riscoprire la bellezza della nostra vocazione missionaria  e ce la faccia vivere nella quotidianità della vita. Non lasciamoci rubare la gioia missionaria! Il Giubileo ci provoca a quest’apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Concilio Vaticano II.


Confidando nell’intercessione di Maria, Madre della Misericordia, affidiamo alla Sua protezione ogni iniziativa personale e comunitaria di quest’Anno Giubilare, perché la nostra fede si rinvigorisca e la nostra testimonianza di vita diventi sempre più efficace. Amen. 

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