Ricordi di Atella, attraverso vecchie cartoline

Una pregevole pubblicazione a cura della locale Pro Loco Vitalba 
di Leo Vitale 

Oggi più di ieri in molti è vivo il desiderio di far rivivere la vita della propria comunità con la sua storia e le sue tradizioni. Ad Atella questa esigenza è stata avvertita in passato sia dall’amministrazione comunale che da associazioni culturali. Dieci anni fa l’assessorato alla cultura bandì un concorso “Riscopri il tuo paese”, riservato agli alunni atellani delle scuole “per la realizzazione di una ricerca sugli aspetti economici, sociali, religiosi, ecc. della storia di Atella” sin dalle sue origini.

Oggi è la Pro Loco, associazione benemerita per le tante attività proposte e svolte, a riprendere il discorso, raccogliendo in un album diverse fotografie del passato, che ci fanno rivivere la storia di Atella, come in un racconto, attraverso immagini che ci testimoniano i mutamenti intervenuti nell’aspetto del paese e nella vita della comunità. Esse ci dicono che Atella è situata alle falde del monte Vulture e domina la valle di Vitalba, l’antico casale che ne fu la sede primigenia. Le sue origini sono antiche, come attestano reperti archeologici del IV secolo a. C. rinvenuti in una necropoli scoperta in località Sant’Eligio, alla periferia del paese, e dal sarcofago con scene della vita di Achille, risalente al III sec. d. C., oggi nel Museo Nazionale di Napoli. Ebbe notevole importanza nell’alto medioevo, tanto da essere una delle prime sedi vescovili della Basilicata; fu feudo della famiglia normanna dei Balvano, e alla fine del 1400 al centro dello scontro tra Francia e Spagna per il predominio nell’Italia meridionale. Da tale periodo, dopo la signoria dei Caracciolo, come tanti altri paesi, passò di mano più volte da un signore all’altro, soprattutto i De Leyva di Ascoli e i Caracciolo, principi di Torella, che la possedettero sino al 1800. Con l’unificazione dell’Italia, molti atellani furono implicati nel brigantaggio, che ebbe come esponente locale Giuseppe Caruso. La sua storia è stata condizionata da due fattori: i terremoti e la malaria, che ne hanno causato la decadenza ed acuito il fenomeno migratorio, origine del calo della popolazione, che preferì trasferirsi nei paesi vicini e successivamente anche in Europa e in America. Per la terra fertile e l’intraprendenza degli abitanti, Atella fu in passato un fiorente centro commerciale per la cerealicoltura, l’allevamento e l’industria molitoria; si abbellì di palazzi e di chiese, come quelle di Santa Maria ad Nives, di Santa Lucia, di Sant’Eligio, di San Nicola, del monastero Benedettino e la Cappelluccia di San Michele, per finire con il maestoso convento di Santa Maria degli Angeli. Che cosa è rimasto della grandezza passata? Chi o che cosa ci parla della nostra storia? A parte il palazzo delle Benedettine, la chiesa madre e la Torre Angioina, l’unica rimasta delle quattro che cingevano il castello e cadute per il terremoto del 1694, ci sorreggono le fotografie per le quali noi possiamo conoscere l’esistenza di un mondo passato, ma soprattutto possiamo cogliere la sua essenza, che dobbiamo saper individuare per ricostruirne l’identità e per essere attori del nostro tempo. Nicola Abbagnano ci ammonisce che non bisogna ignorare la storia; chi lo fa si immobilizza in un presente illusorio, che non fa presa sull’avvenire perché non possiede gli strumenti per controllarlo. 

È, pertanto, lodevole l’iniziativa della Pro Loco, che invita tutti a riflettere sui processi verificatisi nella comunità: occorre conoscerne la storia, che è parte fondamentale della nostra vita, consapevoli che senza memoria non c’è futuro. In rapida sintesi, le foto ci danno lo stato dell’attuale struttura urbana, che non si discosta molto dalla cittadina fatta costruire nel 1330 da Giovanni d’Angiò: le vie, le tracce dei suoi monumenti con i palazzi signorili e le modeste case, gli artistici portali, le fontane, il vespasiano. Sono testimoniati alcuni mestieri rappresentati dal calzolaio, dal banditore, dal carretto; il mulino e la trebbiatura sono un segno dell’industria molitoria, il lavaggio delle pecore per la tosatura sono un ricordo dell’allevamento, attività che in passato costituirono l’economia di Atella e la fecero ricca, grande ed importante. Le celebrazioni patriottiche in onore dei caduti ci devono far riflettere sulla guerra, un male che si dovrebbe bandire. Che dire, poi, del forte sentimento religioso rivelato dalle processioni affollate e vissuto con il martirio da padre Michele D’Annucci? Lo scopo di questo album, insomma, è la riscoperta del passato e la consegna alle nuove generazioni di un mondo da cui attingere esempi per un miglioramento etico e sociale; una forma di comunicazione nel presente, per riscoprire quei valori di cui è avvertita la necessità: la solidarietà, l’amicizia, il rispetto e il ruolo della persona umana, la lealtà nei rapporti con il prossimo, e tanti altri ancora.

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