LO STORICO PALAZZO FORTUNATO DI RIONERO


Ospitò, fra gli altri, re Ferdinando II di Borbone e Giuseppe Zanardelli.
di Michele Traficante

La residenza originale della famiglia Fortunato, costituita dalla vecchia abitazione con l'ingresso rivolto a nord, risale alla prima metà del 1700. Era munita e circondata da vari locali (magazzini, stalle, cantine, depositi di attrezzi vari, ecc.), aveva anche un accesso monumentale su via Garibaldi, tuttora esistente, e un vasto cortile.



Successivamente, quando la "fortuna" della famiglia Fortunato si accrebbe e si consolidò in averi e in prestigio e dopo l’ampliamento della Piazza del Popolo con l’abbattimento di alcuni fabbricati, nel 1882, come si apprende dalla lapide fatta apporre nell'atrio da don Giustino nel 1923, si costruì, si ampliò e si abbellì da Ernesto Fortunato. Si ebbe allora l'attuale elegante edificio a due piani con Torretta ed ampio giardino, con “la speranza rimasta vana che il casato avesse a continuare” come si evince dalle parole di don Giustino sulla lapide posta nell’androne del palazzo. 



Ernesto Fortunato si avvalse per tale ristrutturazione, della consulenza dell'ing. napoletano Gustavo Scelzo che trasformò il palazzo da rurale a gentilizio sia all'esterno, mediante le sembianze neo-gotiche date dalle bifore e dagli archi a sesto acuto delle finestre e dei balconi, sia all'interno, dove il pavimento in cotto fu sostituito dalla maiolica, gli infissi divennero a scomparsa e\o a bocca di lupo e le volte, a crociera rettangolare.
Per tali lavori di ristrutturazione ci fu una compensazione di aree tra il Comune di Rionero ed Ernesto Fortunato: questi cedette 123 metri quadri ricevendone soltanto 30, consentendo l’allargamento dell’inizio dell’allora Via Savonarola, oggi Via Matteotti (vedi delibera comunale del 14 novembre 1881).   
 Lo storico Palazzo ospitò, nel corso degli anni, nelle sue ampie e comode sale, tanti illustri uomini di cultura, politici e artisti. Il re Giuseppe Bonaparte vi sostò il mattino dell'11 aprile 1807, cavalcando da Venosa a Valva (in provincia di Salerno); il re Ferdinando II di Borbone albergò la sera del 5 ottobre 1846, viaggiando da Potenza a Melfi. Fu ospite il presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli, il ministro Emanuele Gianturco, il grande storico tedesco Teodoro Mommsen, padre Giovanni  Semeria, don Giovanni Minozzi, ecc.; tanto, per fare alcuni esempi. Il giardino, con i suoi secolari e maestosi elci, alla cui ombra e tra i roseti, Giustino ed Ernesto Fortunato, giovinetti, ricevevano dallo zio Gennaro, fine letterato, la "mezza piastra borbonica d'argento" in premio della citazione di un’ode oraziana mandata a memoria, oggi purtroppo ridotto a sterile parco poco curato. Esso è tutto unico col Palazzo, come testimoniato dalle alte mura che un tempo lo dividevano dalle strade e dai fabbricati adiacenti. Nell'altissimo muro che esisteva fino ad alcuni decenni fa, poi abbattuto e sostituito con ringhiera di dubbio gusto, sulla via già Savonarola, poi intestata a Ernesto Fortunato e che ora porta il nome di Giacomo Matteotti, vi era una porta murata della medesima grandezza e con il medesimo stile gotico del portone principale prospiciente sulla via opposta (oggi via Garibaldi). Si entrava anche da questa porta fin verso i primi anni del 1900, quando venne murata in seguito a tentato furto. Il palazzo Fortunato, come altri fabbricati di Rionero, fu gravemente danneggiato dal terremoto del 23 luglio 1930. Giustino Fortunato avrebbe avuto diritto a un sussidio da parte dello Stato in ragione del 50% delle somme spese, ma egli rifiutò e volle che tutti i lavori di riparazione fossero eseguiti senza alcun contributo altrui. 



Il palazzo Fortunato, grazie all’interessamento dell’ing. Giuseppe Catenacci di Rionero (1893-1975), nel 1956 è stato dichiarato dal Ministero alla P.I. “Monumento storico a interesse nazionale”.
Con delibera di Giunta del 16 maggio 1972, sindaco Giuseppe Brienza, il comune di Rionero in Vulture ha acquisito al patrimonio comunale l’intero Palazzo Fortunato con tutte le librerie, acquistandolo dagli eredi Alliata per la somma di 80 milioni.
Il palazzo Fortunato, gravemente danneggiato dal terremoto del 23 novembre 1980, è stato oggetto di consistenti lavori di consolidamento e d’importanti interventi di restauro a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Basilicata.
La struttura del Palazzo col giardino occupa una superficie di circa 3.500mq ed è composta di circa 45 locali di cui 25 a piano terra e 19 a primo piano.  Parte del primo piano è occupata dalle 18 sale della biblioteca comunale intitolato a Giustino Fortunato, la pinacoteca moderna, l’archivio fotografico moderno e l’archivio fotografico storico. Ognuna delle 18 sale della biblioteca è intitolata a uno dei numerosi membri della famiglia Fortunato.
Ora che lo storico Palazzo è stato, come dire, rimesso a nuovo mediante complessi e costosi lavori di consolidamento e restauro, sarebbe opportuno che anche il parco venisse adeguatamente curato, magari facendolo ritornare accogliente giardino  e reso accessibile al pubblico. Da informazioni del dottore forestale Albino Grieco attualmente nel parco sono presenti questi alberi di alto fusto: querce o elci (6), celtis o spaccassi (3), acero montano (1), pino nero (2), tasso (1), magnolia (1), acacia (1), alloro (1), noce (1), abete (1), palma italica (2).
Importante ed indispensabile è anche trovare una giusta e definitiva destinazione dei numerosi ambienti, non perdendo di vista la funzione di stimolo e di fermento culturale (con il ripristino del "Premio Fortunato", ad esempio, cui tante energie ha profuso il compianto senatore Nino Calice), a cui il Palazzo deve essenzialmente assolvere. Oggi il palazzo è anche sede della “Fondazione Fortunato” cui aderiscono autorevoli uomini di cultura.

Solo così anche la Biblioteca comunale, che porta il nome dell'insigne meridionalista e uomo politico di Rionero in Vulture, e lo storico, elegante edificio, tornato agli antichi splendori, potranno essere un prestigioso punto di riferimento per studiosi, amanti dell'arte e della storia del Mezzogiorno d'Italia.

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