Lanciato l’allarme qualche tempo fa senza risultati tangibili. Anche i castagneti del Vulture infestati dal cinipide.

Quest’anno ulteriore forte calo della raccolta delle pregiate castagne. di Michele Traficante 

Tempo d’autunno, tempo di funghi e di castagne; almeno così era, fino a qualche anno fa, per i boschi del Vulture. E oggi? E’ una vera e propria emergenza. E’ da qualche tempo che gli agricoltori
hanno lanciato il grido d’allarme. Forti preoccupazioni sono state manifestate dall’Associazione “ Castanicoltori del Vulture “ e “dall’Associazione “Il Marroncino di Melfi”. 


Da alcuni anni i floridi castagneti del Vulture sono attaccati dal temibile parassita cinipidi gallogeno del castagno che sta continuamente danneggiando gli alberi. Sono state allertate per tempo le amministrazioni comunali interessate e le istituzioni preposte, in particolare l’Ufficio Fitosanitario della Regione Basilicata. Sono stati avvianti anche dei provvedimenti per contenere i danni ma pare che il pericolo non sia stato scongiurato. Infatti, anche quest’anno la produzione di castagne, prodotto alimentare simbolo dell'autunno nazionale che Giovanni Pascoli chiamava 'l'italico albero del pane', ha subito un forte calo sia in quantità e sia in qualità e le previsioni future non lasciano ben sperare se non si interviene immediatamente nei modi più sicuri e duraturi. E’ risaputo che nella zona del Vulture è fiorente la coltivazione del castagno ed il conseguente commercio del suo prelibato frutto. Qui, infatti, il castagno ha trovato le condizioni pedo-climatiche ottimali al suo sviluppo. Lungo i crinali e i costoni del vulcano spento si estendono i floridi castagneti (circa 1772 ettari, fra demaniali e privati, con una produzione che si aggira sui 10mila quintali di castagne). 


La resa media per ettaro si aggira intorno agli otto quintali nei cedui da paleria, con picchi, nei cedui castanili da frutto, che raggiungono una produzione annua di pari ai 20-30 q.li), ricadenti maggiormente nei comuni di Melfi, Rapolla, Barile, Rionero e Atella che danno, fra l’altro, il rinomato Marroncino di Melfi, varietà molto apprezzata e largamente utilizzata dalle varie industrie dolciarie, soprattutto dell’Avellinese e del Beneventano, per la preparazione dei marron-glacés. Si tratta di un cultivar, pare importato dalla Turchia nientemeno che da Federico II, che produce castagne e/o marroni di notevole pregio. Il frutto è di grossa pezzatura ( altezza 34,5 mm; larghezza 33,8 mm; peso medio 17,9; volume 17,00 cc.). Il numero medio dei frutti per Kg oscilla da 54 a 64. La polpa è croccante e saporita: Il contenuto di carboidrati è pari all’1,82%. La vitamina C infine raggiunge valori di 24 mg, espressi in acido ascorbico. Per fronteggiare i gravi rischi che corrono i castagneti del Vulture è necessario metter su un piano d’interventi efficaci e duraturi negli anni poiché il cinipide galligeno è l’insetto più dannoso per il castagno e se non adeguatamente combattuto potrebbe determinare perdite di produzione fino al 90 per cento sull’intera area del Vulture. Ma cos’è il Cinipide galligeno del castagno? L’imenottero cinipide Dryocosimus Kuriphilus Yatsumatsu è un piccolo insetto di colore nero da adulto, particolarmente dannoso per il castagno. Originario dalla Cina si è ormai ampiamente diffuso in Giappone, Corea e Stati Uniti. L’insetto è stato segnalato per la prima volta in Italia nel 2002 in provincia di Cuneo e poi diffusasi in altre regioni, fra cui la Basilicata. La popolazione del cinipide è costituita da sole femmine partenogenetiche, lunghe circa 2 cm e di colore nero con zampe giallo brunastro, in grado di deporre fino a 100-150 uova senza accoppiarsi. Il cinipide svolge una sola generazione l’anno con comparsa negli adulti da fine maggio a luglio e deposizione delle uova nelle gemme delle piante ospiti. Le larve nascono a partire dalla fine di luglio e svernano nelle gemme senza che nessun segno visibile ne riveli la presenza ad un esame esterno. La ripresa dell’attività trofica delle larve nella primavera successiva induce la formazione di vistose galle sui germogli, nervature fogliari e inflorescenze. Il ciclo biologico si chiude all’inizio del periodo estivo con la comparsa delle nuove femmine adulte fertili. Gli attacchi del cinipide sono facilmente individuabili per la presenza sui castagni delle galle che si presentano come escrescenze tondeggianti con superficie liscia, inizialmente di color verde chiaro e in seguito rossastro. I danni che compie l’insetto sono molto evidenti: provoca la formazione di galle, cioè ingrossamenti di varie forme e dimensioni, a carico di gemme, foglie e amenti del castagno. Un forte attacco di questo insetto può determinare un consistente calo della produzione, una riduzione dello sviluppo vegetativo e un forte deperimento delle piante colpite. Particolarmente dannoso per il Castagno e specie affini per cui ne viene considerato l'insetto più nocivo a livello mondiale a causa del veloce deperimento delle piante che attacca. Il cinipide, in pratica, attacca i germogli delle piante ospiti causando la formazione di galle, arrestandone la crescita vegetativa e provocando una riduzione della fruttificazione. Infestazioni gravi possono portare al deperimento della pianta Come si combatte il cinipide gallogeno del castagno. Negli anni 70 viene scoperto in Cina l'imenottero parassitoide Torymus sinensis Kamijo interessante per la sua specifica capacità limitatrice. Le prime introduzioni del parassita furono effettuate in Giappone a partire dal 1982 dove si è insediato abbattendo la popolazione del cinipide in un arco di tempo di circa dieci anni. Tale esperienza è valsa a finanziare un progetto della Regione Piemonte finalizzato all'introduzione del parassitoide nel territorio della regione. Dal 2003 si è iniziato dapprima uno studio in laboratorio degli esemplari adulti ottenuti da galle raccolte in Giappone, e poi negli anni successivi l'introduzione in pieno campo con effetti di un'impennata della parassitizzazione nel 2009. Analoghe iniziative sono state intraprese dalle altre regioni investite del problema, fra queste anche la Basilicata che ha predisposto un Piano per la lotta biologica al cinipide gallogeno del castagno. A tal riguardo l’8 maggio 2012 è stato effettuato il primo lancio, nei castagneti del Vulture, di Torymus sinensis, antagonista dell'ormai noto cinipide del Castagno (Dryocosmus kuriphilus). I risultati, però, ad oggi non sono soddisfacenti visto il danno che che si ha patrimonio cadstanicolo del Vulture. Comunque, l’unico modo allo stato attuale, per sconfiggere il cinipide è attaccarlo con il suo antagonista naturale, che è il Torymus sinensis. Questo, nascendo un mese prima, depone le proprie uova nelle galle del Cinipide, nutrendosi delle sue larve. L’introduzione di questo parassitoide nel ciclo biologico potrebbe dare ottimi risultati. C’è da sperare che l’introduzione e la diffusione, mediante il metodo propagativo, del parassitoide Torymus sinensis, possa avere successo nelle aree colonizzate dal cinipide ed evitare danni maggiori. Si tratta di fare presto e bene per evitare che il patrimonio castanicolo del Vulture con i suoi prodotti di pregio resti un ricordo e nulla più.














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