La forte crisi economica mondiale che ha aggredito con
maggiore forza le economie più deboli, tra le quali sicuramente quella
delle regioni del mezzogiorno d'Italia, ha aggravato notevolmente la malattia
della disoccupazione che già endemicamente, per i processi di
trasformazione tecnologica, caratterizzava le economie dei paesi cosiddetti
sviluppati e in particolare l'Italia.
E con essa, anche
l'allargamento della forbice di ricchezza tra ricchi e poveri, cacciando
in quest'ultima fascia i fuoriusciti dal mercato del lavoro, i giovani, i
precari ed i soggetti fragili in generale.
L'attuale crisi porta sicuramente a nudo il problema di un sistema che ha
necessità di ritrovare spazi di competitività e di efficienza nel mercato, nel mondo delle merci, nella
creazione di valore aggiunto. I sindacati facciano presto nel condividere la
misura "Piano di sviluppo industriale". Un avviso di grande
rilevanza, che monta pacchetti integrati di agevolazioni, per attivare alcune
importanti leve di competitivita'. Un buon lavoro dell'assessore Liberali e del Dipartimento che non può attendere ulteriormente.
Dall'altro lato la crisi porta in evidenza anche un altro
aspetto affatto secondario: la consapevolezza che c'è da ridefinire un sistema di welfare,
che non assista, ma che parta da un principio di giustizia sociale: l'autonomia
economica e politica (indispensabile per la libertà) presuppone un reddito da lavoro.Si pone la necessità di rivedere il sistema di welfare che
dall'assistenzialismo si muova verso la promozione di lavori immediatamente
destinati alla soddisfazione di bisogni sociali assoluti.
Lavori prestati nella sfera della valorizzazione dei beni
sociali e della manutenzione dell'ambiente, della cura
della persona, del decoro delle città e della campagna, della cultura.
I bisogni sociali sono i bisogni di comunità,
ovvero bisogni che
nascono dal sistema di relazioni autentiche e concrete, che si esprimono non
nello scambio o nell'uso reciproco, ma nell'essere insieme.È la consapevolezza che in questo campo
c'è molto
da fare, perché tali bisogni sono in grandissima parte
insoddisfatti e per la restante parte poggiati tutti sul volontariato.
La proposta di legge Galante-Pietrantuono ha provato a
sostanziare l'art.15 della Legge Regionale 26 del 2014 che istituiva un fondo
per la promozione di politiche attive e passive per i soggetti svantaggiati è molto
svantaggiati.
Il 2 dicembre Sindacati e Regione trovano l'intesa sul
reddito minimo.
Noi riteniamo che serva una legge per agganciare anche
risorse nazionali come quelle del Fondo Nazionale "Sostegno per
l'inclusione sociale attiva".
È un risultato importante per la nostra
Regione. Perché non passa solo un meccanismo di
sostegno al reddito, di tipo assistenziale. Ma il principio che ci sono lavori destinati alla promozione
di bisogni sociali che solo attraverso questo meccanismo possono essere messi
in campo.
Un esempio su tutti: Con
questo meccanismo è possibile avere 1000 lavoratori per la
cultura. Aprire, gestire, preservare tutti i siti culturali dei Comuni della
Basilicata- biblioteche, musei, pinacoteche, siti archeologici, chiese
rupestri, ecc...- altrimenti destinati alla chiusura. Una straordinaria opera
finalizzata a soddisfare non solo i bisogni di cultura della comunità ma
anche a creare economia utilizzando la grande leva che Matera 2019 rappresenta.
Nicola Giansanti
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