Con la convocazione d’urgenza del
consiglio camerale si va manifestando la fretta di chiudere il più rapidamente
possibile, a proprio favore, la “guerra tra schieramenti”, che - continuiamo a
respingere - perché, vogliamo ribadirlo ancora una volta, siamo interessati al
programma di rilancio della Camera di Commercio di Potenza piuttosto che ad un
presidente non rappresentativo di settori significativi delle pmi della
provincia, quali quelle del commercio, turismo, servizi ed artigianato.
La
convocazione, a firma del consigliere anziano, rappresentante dello
schieramento sinora maggioritario, è avvenuta senza alcuna consultazione, pur
di carattere formale, con gli altri componenti.
Per Rete Imprese Italia Potenza a
completare il duro colpo inferto al prestigio, all’autonomia statutaria e
amministrativa dell’ente camerale, a
causa di quello che è solo ed esclusivamente un “atto di forza”, ci sono due
aspetti tra loro strettamente intrecciati
che rischiano di passare in secondo piano rispetto alla gara tra chi ha più
voti (alla quale ci sottraiamo) e che invece sono lo snodo fondamentale del
futuro dell’ente camerale: l’assoluta mancanza di un programma di rilancio e l’assenza
di indicazioni per la riduzione delle spese.
Per noi l’istituto camerale costituisce uno strumento importante che
accompagna e sostiene le imprese italiane, dal credito ai processi di
aggregazione, innovazione e internazionalizzazione. Le Camere svolgono un ruolo
prezioso anche nelle fasi di crisi dell’economia, durante le quali sono
particolarmente sollecitate a potenziare il volume degli interventi di
promozione. Non si sottovaluti che la metà delle imprese italiane versa
all’anno alla Camera di commercio meno di 100 Euro. Le Camere di commercio
italiane – enti comunque presenti ovunque in Europa e nel mondo – gestiscono il
Registro delle imprese telematico, unica anagrafe telematica delle attività
imprenditoriali al mondo, accessibile in tempo reale e strumento di
trasparenza, efficienza e tutela del mercato. E’ comunque necessario che il
sistema camerale venga riformato attraverso il processo della regionalizzazione
e pertanto deve avanzare una proposta, coraggiosa e a un tempo basata
sull’aderenza alla realtà delle economie locali, di riforma normativa del
proprio assetto.
C’è bisogno di definire un
documento di Linee triennali, di cui anticipiamo alcune idee:
proseguire nell’attuazione del D.lgs. 23/2010, potenziando le
collaborazioni intercamerali (pensiamo agli enti di Puglia e Campania, in
particolare, senza escludere collaborazioni con realtà virtuose del
centro-nord) e la gestione associata di competenze e servizi, per elevare
l’efficienza e l’efficacia degli interventi attraverso economie di scala e di specializzazione; rafforzare le collaborazioni con Regione, enti pubblici e mondo
associativo, attuando gli accordi sottoscritti e impostando accordi quadro e
protocolli di collaborazione operativa, per realizzare interventi congiunti,
contrastando sovrapposizione di interventi e dispersione di risorse;
elevare la competitività delle PMI, promuovendo la razionalizzazione
dei confidi e il ricorso a nuovi strumenti finanziari, l’aggregazione tra
imprese, attraverso contratti di rete, la mediazione, l’internazionalizzazione,
la semplificazione amministrativa e selezionando le partecipazioni in
infrastrutture;
dare continuità al programma di attività dello Sportello dedicato
all’imprenditoria al fine della incentivazione e del sostegno allo
sviluppo dei giovani imprenditori, con attività di orientamento e formazione,
analisi delle caratteristiche, dei bisogni e delle difficoltà delle giovani
imprese, sostegno dei processi di ricambio generazionale,
sensibilizzazione verso il cambiamento e le forme innovative di impresa
(start up innovative).
D’ altronde la necessità di contenere la spesa pubblica per rispettare
i parametri europei ha innescato logiche stringenti di spending review che
mettono in discussione molti enti pubblici, anche di rilievo costituzionale, a
cominciare dalle Province e dal CNEL. Anche per gli enti camerali in questa
fase si alternano rischi e opportunità. A fronte di una fase recessiva
prolungata, le Camere di Commercio sono finite nell’occhio del ciclone, messe
in discussione da una parte dallo Stato centrale, chiamato ridurre i costi
della politica e degli enti pubblici, e dall’altra dalla sfiducia generale
verso le istituzioni, in primis da parte dei cittadini-imprenditori.
Per noi la riduzione delle spese passa dalla strada obbligata del dimezzamento
della composizione di tutti gli organi collegiali sia della Camera che
dell’Agenzia Speciale come sta avvenendo già in diversi enti camerali mentre si
vorrebbe sostenere esattamente il contrario, vale a dire il mantenimento dello
status quo.
In tema di contenimento di spesa, noi siamo per l’ introduzione del
vincolo dei costi standard per fornire servizi di qualità e omogenei nei
diversi contesti territoriali, l’ incisiva riorganizzazione che investirà anche
le aziende speciali e partecipate; l’ aggiornamento della mission delle Camere,
selezionando le funzioni per rispondere alle esigenze delle imprese e
riarticolandole su diversi livelli, riducendo la dispersione su troppi
obiettivi delle risorse finanziarie; la
conseguente concentrazione della promozione economica su grandi progetti.
A tutto questo vorremmo che le rappresentanze consiliari dei
professionisti, sindacati, banche, consumatori, dedicassero una pausa di
riflessione per ricostruire le indispensabili condizioni di collaborazione.
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