Le Donne le grandi assenti nella politica lucana: e’ tempo di CAMBIAMENTI



Il concetto di identità di genere, muovendosi tra le dimensioni dell’uguaglianza e della differenza, si prestano a ripetuti tentativi di omologazione e di conformizzazione nel momento in cui un uso distorto del concetto uguaglianza rischia di far scomparire la ricchezza delle differenze che contrassegnano il genere maschile e quello femminile e, al contempo, la mistificazione del concetto di differenza si presta al rischio della permanenza di discriminazioni che “fissano” il femminile e il maschile in immagini stereotipate e conformistiche. 

Si tratta di costruire una nuova etica, relazionale, dove la relazione non sia gerarchica, si tratta di aprire un nuovo scenario che rimette al mondo il “mondo”, proprio tutto il mondo, non solo la metà trascurata del mondo, ossia quello femminile. Se è vero che la vita stessa si concretizza nel rapporto con l’altro (simile e diverso da sé), se non esiste identità non esiste alterità, se è proprio l’incontro con la differenza che rivela similitudini e affinità, si tratta allora di vedere in che modo l’individuazione e la valorizzazione delle uguaglianze e delle differenze di genere possano contribuire ad amplificare i vantaggi di una operazione che è, insieme, culturale, politica ma anche etica e formativa. E’ soprattutto l’incapacità di leggere i cambiamenti degli stili di vita che continua ad innescare una diatriba quanto mai più complessa, in particolare la volontà di identificare la donna con uno stereotipo universale di femminilità determina uno scollamento tra il piano delle intenzioni e quello degli interventi. Infatti, se è indubbio che l’oggettiva difficoltà di costituzione di un network per le donne e per le Pari Opportunità rimanda interamente alla politica ed ai governi la soluzione del problema, sia in termini tecnico – giuridici,  che culturali e di equità sociale, è altrettanto indubbio come e quanto la debole incidenza della partecipazione femminile al mercato del lavoro sia determinante per il progresso civile, oltre che allo sviluppo economico e alla crescita del PIL. In realtà, se si considera l’incidenza – e potremmo dire anche l’insuccesso – delle misure legislative a favore delle Pari Opportunità, è possibile affermare che  un modello idealtipico di donna moderna ha rappresentato un alibi dietro al quale la società maschile ha celato la propria determinazione a mantenere una dialettica conflittuale tra sessi. Un atteggiamento colpevole, soprattutto perché, così facendo, la politica lucana ha omesso di riflettere sui bisogni diffusi ed impellenti di generazioni di donne, con conseguenze assai rilevanti soprattutto sul piano di crescita sociale. La Regione che vorrei prenderebbe in considerazione, recepisce nello STATUTO REGIONALE , NELLA FUTURA NORMATIVA E LEGGE ELETTORALE, la norma fondamentale in tema di partecipazione alla vita politica che è l'articolo 51, primo comma, della Costituzione, a mente del quale tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A seguito di una modifica del 2003 (L. Cost. n. 1/2003), dovuta anche ad un orientamento espresso dalla Corte costituzionale in una sentenza del 1995 (v. infra) è stato aggiunto un periodo secondo cui la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. Si è in tal modo segnato un passaggio dalla dimensione statica della parità di trattamento uomo-donna alla prospettiva dinamica delle pari opportunità, nell'ottica del raggiungimento Enti locali Partiti politici Autorità amministrative indipendenti Costituzione 5 di un'uguaglianza sostanziale, come già riconosciuta dall'art. 3, e secondo lo spirito della Convenzione ONU per la eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW) del 1979 e della Dichiarazione di Pechino del 1995, che mirano al raggiungimento di una parità de facto. A livello sovranazionale, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - che dopo il trattato di Lisbona ha assunto valore vincolante per il nostro ordinamento - prevede che la parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi e che il principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato (art. 23 inserito nel Capo III relativo all'uguaglianza. L'articolo 117, settimo comma, Cost. (introdotto dalla L. Cost. n. 3/2001) prevede inoltre che "Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive." Analogo principio è stato introdotto negli statuti delle regioni ad autonomia differenziata dalla legge costituzionale n. 2 del 2001. Da segnalare altresì che la proposta di riforma costituzionale, approvata dal Senato e attualmente all'esame della Camera (A.C. 2613), introduce un nuovo secondo comma all'art. 55 Cost., in base al quale "le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza". Tale disposizione specifica dunque, rafforzandolo, quanto già sancito dall'art. 51 Cost. e richiamato, con riferimento all'ordinamento regionale, dall'art 117. Cost. Viene infatti indicato come obiettivo dell'attività promozionale direttamente l'equilibrio tra donne e uomini. In considerazione del radicamento di una dialettica conflittuale tra i sessi, credo sia necessario non trascurare la forma e il lessico esistente tra uomini e donne, in quanto, a mio giudizio, essa è una delle ragioni per cui le donne stentano a “raggiungere il traguardo”. Ritengo infatti che è soprattutto attraverso il lessico e la forma inadeguata che si continuano a perpetrare azioni che tendono a relegare l’universo e l’esistenza femminile entro i confini assai circoscritti e limitati, creando ostacoli che inficiano la realizzazione di una vera e propria politica delle Pari opportunità. Visto che la volontà e la determinazione di stabilire un’eguaglianza sostanziale viene convenzionalmente associata alle rivendicazioni per la conquista di diritti civili, il tema delle pari dignità tra i sessi, anziché essere inteso come il risultato di un percorso di crescita sociale collettiva, subisce il pregiudizio ricollegabile a processi di netta contrapposizione sessista e ideologica.  Le donne lucane oggi appaiono ancora sospese, perché ad esse manca una chiara, convincente e legittima definizione di leadership, ovvero quella pratica del potere che non ha nulla a che fare con la soggezione, l’ubbidienza, l’arroganza. Il potere, appunto, una categoria dialettica della relazione tra individui. Oggi empowerment  significa attribuire potere e responsabilità alle donne, non soltanto promuovendo la loro presenza nei  centri decisionali della società e della politica. Non è più tempo dell’attesa, né quello della prova, bensì quello della scelta e della scommessa sul futuro delle donne lucane.



Sono Valentina Garripoli, Commissaria per le Pari Opportunità per la Regione Basilicata. 
In questo periodo si sta lavorando sullo statuto regionale e sulle future normative inerenti l'inserimento della parità di genere. 
Vi richiedo, se vi è possibile, inserire questo articolo inerente la partecipazione lucana delle donne in politica. Traccia la situazione regionale delle donne lucane e preme per l'inserimento delle donne non solo nei centri decisionali e politici, ma a 360° nella vita sociale, culturale, economica lucana.

Si richiede la massima diffusione: solo attraverso pressioni e non smettendo di parlare di questo tema possiamo evitare ogni sorta di discriminazione di genere.

VALENTINA GARRIPOLI

COMMISSARIA PER LE PARI OPPORTUNITÀ' REGIONE BASILICATA

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