“A.A.A. cercasi…”, un bel romanzo di Michele Libutti


IL RIMATOR CORTESE Non c’è che dire. Il dott. Michele Libutti, pardon, il romanziere Michele Libutti, è certamente il più prolifico degli scrittori rioneresi. Nel giro di quattordici anni ha pubblicato ben undici volumi, quasi uno l’anno.

Dalla sua penna sono già usciti: Pilllole, storie in agrodolce di pazienti e…di pazienze (2000), Don Antonio & altre storie (2002), Il vecchio di Lagopesole (2003), Panta kakà (dove non si raccontano gli incontri calcistici del più noto giocatore, ma quelli di due meno noti comuni mortali, con uomini e dei…di altri luoghi e di altri tempi (2004), Chiamami quando vuoi… (2006), Fiale (Croce e delizia di un medico di famiglia del XXI sec. d.C. (2007), Quei gigli di Sant’Antonio… (2009), Cose … dell’altro mondo, (2010), Voce del verbo…numbare (2011), L’Imu in Paradiso & altri racconti, (2013). Recentemente Michele Libutti ha pubblicato A.A.A. cercasi…, Città di Castello (Pg) Edizioni Nuova Prhomos, pagg.153, con copertina un bel disegno di Rosa Napolitano.
Il romanzo, XXII capitoli, è ambientato in un paesone di circa diecimila abitanti, Faidatè, collocato nella Sicilia occidentale ma che potrebbe benissimo trovarsi dalle nostre parti per le caratteristiche sociali, culturali, politiche, economiche e antropologiche degli abitanti. Certo, Faidatè è un paese sui generis, si distingue subito per alcune caratteristiche, ad incominciare dalla preminenza del ruolo femminile nella vita della comunità. “Una nube tossica, sosteneva don Eustachio, il vecchio parroco di una delle due chiese, che si era fermata sul paese e aveva manipolato il cervello di più di qualche cittadino”. Erano le donne ad aver condizionato gli usi e i costumi del paese. Infatti, per esempio, tutto il consiglio comunale era formato da sole donne, in primis, il sindaco, la bella Assunta, mancata miss Italia e dalla complicata vita sentimentale; il maresciallo dei carabinieri, è, manco a dirlo, una donna, Elena, tutta di un pezzo con la divisa ma fragile come donna. E poi altre donne, fra cui Lella (“ riconosciuta a furor di popolo come la più bella”), la cassiera Sofia, invaghita del giovane don Claudio, parroco dell’altra chiesa, l’attempata donna Santa che filtrava con un bidello molto più giovane di lei, fino alla novantenne fattucchiera Cassandra, maestra d’intrugli magici. Tutte donne che costituiscono il nerbo delle storie narrate. I maschi sono personaggi di seconda fila, a parte il giovane parroco don Claudio, di dubbia vocazione religiosa, il neo deputato Antonio Cervantes che, assaporato il piacere e i vantaggi del potere manda al diavolo i suoi buoni propositi di occuparsi del bene comune, il medico Francesco Quarantasei, farfallone impenitente ma con scarsi successi, poi lo stesso farmacista Riccardo, i quali assumono un certo rilievo nel romanzo. Emerge, in questo variegato mondo femminile, un solo uomo, Alessio, il rimator cortese, per l’appunto, un quarantenne molto affascinante, gentile e per di più poeta, anzi bravissimo a improvvisare e declamare versi in quartine a rima baciata. Su di lui si appuntano le attenzioni del gentil sesso del paese, sposate e non, ammaliate dal “savoir faire, dell’aitante farmacista. E sì, perché tutto ruota intorno ad una delle due farmacie del paese, ove il bell’Alessio, è stato chiamato dal titolare, Riccardo, per incrementare gli affari precipitati negli ultimi tempi a causa della concorrenza dell’altra farmacia il cui titolare aveva assunto una giovane e attraente farmacista, Teresa, dai modi gentili e accattivanti, sufficienti per attirare molti clienti. Intorno a questi personaggi, soprattutto al bell’Alessio, Michele Libutti riesce a mettere assieme delle storie, quasi parallele, anche dai risvolti imprevisti. Come l’improvvisa incapacità di Alessio a verseggiare dopo essere stato respinto, lui irresistibile con le donne, dalla bella Elena. Un fatto grave, tanto da dover ricorrere all’arte magica della masciara (fattucchiera) Cassandra per superarlo. L’autore, ormai forte della sua consolidata esperienza e talento di narratore riesce a tenere il lettore col fiato sospeso, ansioso di vedere, come va a finire, vale a dire come si concluderanno le vicende dei vari personaggi. Michele Libutti, profondo conoscitore della psicologia dei suoi personaggi “ conosce i loro pensieri”, sa come trattarli, sempre con bonaria comprensione e come concludere le loro storie. E in ciò non delude i lettori. E noi non possiamo non soddisfare le loro attese, fermo restando che il maggior piacere si ha leggendo il libro e seguendo l’evolversi delle vicende, a volte avvincenti ed intriganti, dei vari personaggi. Non mancano, ovviamente, colpi di scena, come la confessione della vecchia Cassandra circa l’imbroglio delle sue magie, “gli intrugli” o filtri magici altro non erano che acqua fresca” buoni per i tanti creduloni del paese”. L’irrequieta Sofia, passata l’infatuazione, almeno apparentemente, per don Claudio, trasferito per opportunità poi in altra sede, si sposa con il non più giovane notaio Tibalbi, mentre l’attempata donna Santa sposa il nuovo arrivato professor Spinosi, rientrato a Faidatè dopo il pensionamento. Anche la sindachessa Assunta, mette ordine alla sua vita sentimentale e finalmente trova la sua anima gemella nel costruttore Massimo “una persona sensibile, culturalmente preparata, disponibile, umana e… molto ricca”; E che vuoi di più dalla vita? Il maresciallo Elena chiese ed ottenne il trasferimento in altra sede (Catania). Alessio, riacquistata la sua vena poetica e il dolce favillar con versi, finalmente trova anche il suo vero amore nella bellissima Lella, che decide di impalmare (condurre all’altare, sposare) e nello stesso tempo di cambiare aria andando via da Faidatè. L’altra farmacia, dopo il ritiro del titolare, passa all’aiutante farmacista Teresa la quale si sposa con un ingegnere e decide anche lei di assumere un aiutante. Memore dell’esperienza precedente non trova di meglio che ricorrere anche lei a un annuncio: “A.A.A.cercasi farmacista età compresa tra 28 e 42 anni. Sesso rigorosamente maschile, altezza metri 1,70 / 2,00, bella presenza: capelli neri (anche appena brizzolati), occhi d’aquila, mani lunghe con dita affusolate, non difetti visivi o uditivi. Discreto e sensibile, gentile, disponibile e paziente.” Come dire, meglio prevenire. Non si sa mai! Mentre Riccardo, ormai privo di aiutante (e che aiutante) dovette acconsentire che la moglie Luisa, relegata un po’ in casa (per gelosia?) tornasse dietro il bancone della farmacia per dare una mano al consorte che incominciava ad avere anche qualche problema visivo. Un libro dalla lettura godibile sia per lo stile agile, il linguaggio semplice ed accattivante e sia per la capacità dell’autore di elaborare delle trame ricche di significato. Come ha con acume evidenziato Deana Summa in Prefazione “ Forma e contenuto convivono armoniosamente in questo romanzo e con tocco garbato sollecita una divertita presa d’atto delle miserie, degli inciampi e delle risalite dell’uomo lungo il viaggio della vita”. Infatti, Michele Libutti, in questo volume, cui non mancano riferimenti storici (la tazza in cui bevve Garibaldi) ed espressioni linguistiche colte con richiami ai classici della letteratura antica e moderna, non per niente egli ha conseguito nel 2001 anche la laurea in Lettere Classiche, esprime le sue idee e opinioni sulla politica e sui politici, sull’amicizia, perché no, anche sull’amore e sulla vita in genere portando il lettore a una serena e utile riflessione. Michele Libutti con questo romanzo conferma, ammesso che ce ne fosse bisogno, il suo notevole talento di narratore e, vera sorpresa per noi, di abile improvvisatore, per bocca del bel farmacista Alessio, il rimator cortese, appunto, di versi a rima baciata, alla Nicola Sole di Senise (1821-1859), il paragone non sembri azzardato, che lo proiettano verso maggiori e più abiti successi nell’ambito del panorama letterario lucano e non solo. Perché non finisce qui, vero dott. Libutti? 

Michele Traficante

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