Esattamente
due anni fa, il direttore del Centro Studi “Anna Seghers” si recava a Matera
per confermare il sostegno più sincero e illimitato alla candidatura di Matera
quale capitale europea della cultura nel 2019, ribadendo quanto sostenuto con
forza nell’agosto 2012 a Venezia su invito del Cineclub “De Sica” di Rionero in
Vulture.
Molte sono state le sollecitazioni pervenute al Centro Studi per
offrire sostegno ad altre città italiane, ma sempre si è deciso di mantenere
una scelta compiuta con convinzione e solidarietà. Salutiamo oggi questa
vittoria come una vittoria di civiltà, come una vittoria anche del nostro
Centro Studi, che conferma la più assoluta disponibilità per collaborazioni,
dibattiti e convegni in questi anni che ci separano dal 2019 e certamente per
il magnifico 2019.
Viva
la cultura! Viva Matera!
18
ottobre 2014
(Riportiamo
di seguito il resoconto del viaggio del direttore a Matera nel 2012)
Matera
di
Davide Rossi
Direttore Centro Studi “Anna Seghers”
Matera
è città affascinante, di bianca bellezza. Le sue pietre, le sue case, in un
sole imprevedibilmente estivo per un giorno di mezzo ottobre, splendono
saporose di Mediterraneo, quasi fossimo a Fez, ad Amman o ad Atene, con tanto
di antiche chiese rupestri abbarbicate su una collina rocciosa che ricorda, in
piccolo, il Licabetto. Tuttavia aspra e violenta, fatta di mani gibbose, di
strazio e di dolore, è la storia di questi luoghi, stretti tra terre murgiche
spigolose e poco produttive e padroni terrieri, latifondisti, nobili e
fascisti, che trattavano donne e uomini come bestie, costringendoli a
rappezzare come case umide e umilissime grotte, da dividere con gli animali e
la raccolta dello sterco di questi, indispensabile per azzardare a rendere più
fertile una terra dura a germogliare. Il comunista Carlo Levi, ridotto al confino
in questa landa, porta qui nel dopoguerra Palmiro Togliatti, che resta sgomento
e agghiacciato. I comunisti obbligano De Gasperi e i democristiani a varare una
legge, nel ’52, la quale impegna lo stato a fornire abitazioni degne. Ci
vorranno quindici anni. Fino al 1968 durerà lo sgombero dei 15mila residenti
dei Sassi. Tanto ci vorrà per dare piena applicazione alla legge e una
abitazione non malsana a quei cittadini. Poi, per un quarto di secolo,
l’abbandono e il silenzio avvolgeranno tutto, fino al riconoscimento UNESCO di
Matera quale patrimonio dell’umanità, trasformando gli antichi tuguri in
memoria del dolore. Nel frattempo però si è consumata un’infamia aberrante. La
condanna del passato non è caduta sugli squallidi signori che per secoli han
costretto il popolo ad una vita abbrutita, nell’analfabetismo e nella paura instillata
dalla religione, ma sulle vittime, come se si fossero dovute vergognare loro di
essere violentate nella loro dignità, ridotte ad ataviche compagne della merda
dei loro asini. La bellezza dei luoghi è così oggi travolta da mestizia, da una
disperazione di cui si percepisce ancora il lontano, soffocato lamento. Rivedo
qui la miseria dei miei antenati, anch’essi contadini, disprezzati e soggiogati,
generazioni senza nome, chine a versar sangue e sudore nei solchi tracciati da
un incerto aratro, tirato da una magra vacca, quella che in Basilicata manco
avevano, nella speranza di cavar grano per il pane, che tante erano le bocche,
scarso il raccolto, modeste e tristi le cene.
Matera
oggi si candida, con tutto il mio sostegno, a essere capitale europea della
cultura nel 2019, potrebbe essere un’ottima occasione per riaffermare la
mediterraneità del continente, il suo rapporto con la terra, l’importanza di
una agricoltura a chilometro zero, nonché fare memoria del più grande
personaggio del medioevo europeo, Federico II, intellettuale che fonda la prima
università a Napoli e da Palermo dà impulso alla lingua italiana moderna,
oltreché amante di queste terre, con i castelli di Melfi, di Bari, di Castel
del Monte da lui edificati e abitati.
Gianni
Maragno, amico grazie al cui invito sono in città, è cineasta, straordinariamente ricco e fecondo di idee,
di intuizioni. I suoi film, a dimostrazione che nessuno è profeta in patria,
sono apprezzati più al di fuori del circuito cittadino che nella Città dei
Sassi.
Una
ragazza giovane, decisa, nella luce di un tramonto che a breve trasformerà i
Sassi in ambienti presepiali, mi racconta della difficoltà di trovare lavoro,
della violenza di chi pretende soldi e favori in cambio di un diritto
costituzionale.
Matera
è questo e molto altro. Un pianoforte suonato con l’irruenza di mani
adolescenti avvolge tutto in un’atmosfera lieve e al tempo stesso complessa,
oltrepassando di molto le finestre del Conservatorio. Le note si sperdono nelle
vie e nel cielo, inseguono i pensieri e le rare nuvole che stanno lasciando
spazio allo splendore delle stelle.
Matera,
18 ottobre 2012
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