VENOSA AGOSTO 2014. SI RITROVA CON DUE BUONI POSTALI DEL 1953 DI MILLE LIRE ( OGGI VALGONO MIGLIAIA DI EURO) E NON PUO’ CAMBIARLI. SI SENTE RISPONDERE: “SONO SCADUTI”.

La storia di un cittadino di Venosa sa dell’incredibile. Nunzio Russo si ritrova in casa due buoni postali da mille lire del 1953, un regalo ricevuto dalla famiglia Bagnoli, il giorno della sua nascita. Va per cambiarli all’Ufficio Postale e si sente rispondere: “sono scaduti non valgono più niente”. 
 
Adirato, si è rivolto ad un avvocato per una soluzione. Avvicinato nei giorni scorsi, Nunzio Russo su questa vicenda, che gli sta turbando le giornate, ha riferito: “mi sento vittima di una ingiustizia delle banche, come la vicenda di otto fratelli di una cittadina del foggiano che non si vedono riconoscere dalle poste italiane due buoni postali da tremila lire (oggi hanno un valore di un milione di euro), solo perché rinvenuti dopo 30 anni, termine utile secondo le poste italiane per aver diritto al rimborso. I buoni di questa famiglia foggiana sono rimasti in giacenza per 60 anni. Intanto, hanno deciso di richiedere la somma a poste italiane, maggiorata degli interessi, della rivalutazione monetaria e della capitalizzazione, che in tutti questi anni di deposito postale hanno fruttato, da calcoli effettuati, qualcosa come 1 milione e 200 mila euro. Hanno fatto causa ed attendono fiduciosi una sentenza. Non è possibile essere così fiscali, che differenza passa se un cittadino in possesso di un buono postale, invece di cambiarlo dopo 30 anni, lo fa dieci anni dopo? E’ una vergogna. I sacrifici dei miei genitori svaniti nel nulla a causa di una legge….antiquata!”.

Lorenzo Zolfo

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