Regione ”speciale” anche in sanità


Per riprendere la proposta lanciata dal Presidente di Confcooperative Giuseppe Suanno, la Basilicata, tra i 20 sistemi regionali sanitari, può diventare “regione speciale” anche nella sanità.


La nostra “ricetta” ha ben poco a che fare con il modello di virtuosismo di spesa che abbiamo conosciuto sinora con la precedente legislatura regionale. Suanno articola il suo ragionamento sulla “specificità” delle risorse endogene (su tutte gli idrocarburi) ma anche agricole-alimentari, sulle risorse umane, sulle nostre eccellenze in tutti i campi. Ebbene Sanità Futura da tempo ha presentato proposte molto semplici che si basano su due microriforme (l’equiparazione delle strutture della sanità privata accreditate all’interno del Servizio Sanitario Regionale; le prescrizioni specialistiche su ricettario del SSN) per due macrorisultati (azzerare le liste di attesa, attrarre utenza extraregionale). In particolare, per azzerare la mobilità passiva che drena risorse finanziarie importanti verso altre Regioni (l’ammontare per il 2013 dovrebbe avvicinarsi ai 50 milioni di euro) abbiamo lanciato il progetto di “Quattro Torri/strutture polifunzionali” da individuare nei territori limitrofi a Campania, Puglia e Calabria. Solo lo 0,20% del totale della produzione sanitaria di Puglia e Campania “intercettata” dalle strutture lucane trasformerebbe l’attuale saldo passivo in un saldo attivo di circa 200 milioni di euro. Le cosiddette “Quattro Torri” dovrebbero essere necessariamente delocalizzate rispetto al centro della regione ma restando strettamente connesse al sistema ospedaliero regionale e consentire l’appropriatezza del sistema offrendo servizi “all in day” (in un solo giorno) soprattutto di prevenzione per evitare i più costosi ricorsi al ricovero ospedaliero. Tra le altre caratteristiche individuate, l’appropriatezza di sistema, la versatilità delle possibilità di offerta sanitaria, la flessibilità rispetto al mutare dei bisogni epidemiologici, l’economicità delle prestazioni ambulatoriali complesse rispetto alle degenze, la connessione con il sistema ospedaliero. Oltre ad una crescita di occupazione specialistica e dell’economia indotta. Abbiamo un’opportunità da non sprecare: le regioni limitrofe sono alle prese con i piani di rientro e pertanto sono costrette a tagliare servizi e prestazioni e ad incrementare le tariffe. Noi possiamo, attraverso la nostra offerta di qualità, esercitare un ruolo di attrazione di utenza extraregionale. Per questo insistiamo per la convocazione di un tavolo con le associazioni private della sanità accreditate e perché si faciliti la liberalizzazione delle risorse di privati che vogliono investire superando burocrazia e ostacoli di ogni natura. E’ una strada che vogliamo continuare a percorrere in sintonia con Federsolidarietà-Confcooperative che qualche settimana fa ha tenuto a Rifreddo l’assemblea regionale. E proprio cogliendo il respiro di innovazione e di prospettiva lanciato dal Presidente Pino Bruno in occasione dell’assise di Federsolidarietà si rafforza la nostra missione in questo settore che poggia sui principi delle tre “E”: Etico, Ecocompatibile ed Equosolidale, per un innovativo modello di Welfare. E allora perché non unire la finalità di realizzare profitto, fondamentale nel sistema in cui viviamo, con i valori e gli obiettivi che hanno sempre caratterizzato le imprese a sfondo etico ed impegnato? Etico, ecostenibile, equosolidale possono diventare dunque principi ispiratori non solo di una politica economica di imprese no profit ma una linea guida anche per aziende normalmente inserite nei circuiti produttivi per operare conformemente a una impostazione capace di venire incontro alle necessità della gente, nel rispetto di valori che tutelino il capitale ambientale e la dignità delle persone. Alla politica, soprattutto quando svolge funzioni di governo nelle istituzioni il compito di realizzare il contesto affinchè le imprese socialmente responsabili possano crescere e sostituire la logica delle lobbies e del lucro finalizzati a se stessi. Alle istituzioni – a cui non chiediamo nuove risorse finanziarie e tanto meno operazioni di immagini - il dovere pubblico di condurci fuori dalla crisi verso l’unico cammino possibile nella gestione dei servizi alla salute: un sistema socialmente responsabile. Il rischio è che invece di regione speciale diventiamo regione “scadente”.

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