PARROCCHIA SANTA GIANNA BERETTA MOLLA IN FESTA. “CANTO ALLA VITA”, TESTIMONIANZA DI GIANNA EMANUELA MOLLA, FIGLIA DI SANTA GIANNA.
MELFI 11 MAGGIO
2014. - "Ogni mattina quando
mi sveglio ringrazio il Signore, la mia amatissima e santa mamma e anche il mio
amatissimo papà per il dono della vita. E’ veramente tutto. Io posso ben dirlo.
Non sarei qui in questo momento con tutti voi se non fossi stata amata così
tanto. Il dono della vita è davvero il dono più grande, più prezioso
Con queste parole Gianna Emanuela Molla ha introdotto la sua testimonianza
domenica 11 maggio nel salone della Parrocchia di Melfi, intitolata a sua madre
Santa Gianna Beretta Molla, di fronte ad una assemblea molto numerosa ed
attenta, rimasta in religioso silenzio per oltre due ore.
“Sono «contentissima e più emozionata
del solito – ha detto Emanuela – di
vedere tante generazioni unite in questo tempio dedicato alla mia Santa mamma»”.
Una esperienza unica quella di Emanuela: ad essere sua figlia «si prova una
grande gioia e un grande onore, ma ci sente investiti anche di una grande
responsabilità».
Questa santa è un esempio per tutti: giovani, fidanzati, sposi, medici,
operatori sanitari e famiglie. L’esperienza
di Gianna afferma che ogni cristiano può santificarsi. Lei lo ha fatto
mantenendosi eroicamente fedele all’impegno assunto nel giorno del suo
matrimonio con una condotta che è stata «un
vero canto alla vita», perché non ci si improvvisa santi. La sua palestra è
stata la parrocchia con la partecipazione alla S. Messa quotidiana, l’impegno
in Azione Cattolica, le attività di preghiera e tutte quelle formule di
contatto con Dio della pastorale ordinaria.
Gianna Emanuela ha potuto conoscere la mamma attraverso la testimonianza
degli zii, dei fratelli e del papà Pietro, che ha assistito per quasi sette
anni la sua sposa.
Le radici della santità di Gianna affondano nella famiglia d’origine: i
genitori erano due terziari francescani che l'hanno educata ad una vita
profondamente cristiana, insieme agli altri dodici fratelli, di cui tre si
consacreranno al Signore. Trasmettono a Gianna una sensibilità particolare
verso i poveri e le missioni. Una fede che matura negli anni della giovinezza.
Quando si trova a Genova frequenta la scuola delle suore Dorotee. Partecipa
agli esercizi spirituali e prende coscienza dei doni ricevuti dal Signore: la
vita, i santi genitori. Il cuore si riempie di grande gioia e Gianna capisce
che non può tenere tutto per sé, ma deve far conoscere ed amare il Signore
anche ad altri. Diventa catechista ed entra nell’Azione Cattolica.
Nel 1942 torna a Magenta e si iscrive alla facoltà di medicina, professione
che ritiene sia il mezzo più efficace per fare apostolato. Durante la pausa dello
studio pomeridiano visita il SS. Sacramento e prega con il Rosario. Divenuta
medico si prende cura dell’uomo nella sua globalità, di tutta la persona.
Passano gli anni e Gianna si interroga sulla sua vocazione. Vorrebbe andare
in Brasile ad aiutare il fratello missionario, ma il suo fisico esile non
glielo permette. E’ il suo direttore spirituale ad indicarle che forse il
Signore vuole altro da lei e si orienta, così, verso la vocazione alla
famiglia. Va a Lourdes con gli ammalati per chiedere alla Madonna di farle
incontrare colui che sarebbe diventato suo sposo.
Le circostanze la portano ad incontrare Pietro, e qui nasce un grande amore
che trova espressione in una spiritualità cristallina, che emerge limpida e
sincera dalle lettere che si scambiano in questo periodo. L’amore tra Gianna e
Pietro è così grande perché «il Signore e
la Mamma celeste ne facevano parte integrante», dice Emanuela. Le nozze,
precedute da un triduo di preghiera, rappresenteranno il coronamento di questo
Santo amore. Poi la nascita dei primi figli, fino alla gravidanza di Gianna
Emanuela: in questo tempo la presenza di una macchia nera all’addome portano i
medici a prospettarle tre possibilità. Gianna - nella consapevolezza -, sceglie
quella che le permette di salvare la gravidanza, nonostante fosse molto
rischiosa: l’asportazione del fibroma. Due settimane prima del parto dice al
marito: «Se dovete decidere tra me e il bimbo, nessuna esitazione; scegliete, e
lo esigo, il bimbo. Salvate lui».
Gianna entra in ospedale il Venerdì santo del 1962. Il parto naturale non
va a buon fine e il giorno dopo le viene praticato il cesareo. Nasce Gianna
Emanuela. Alle 11 del mattino la mamma incomincia a star male: «Da quel momento ne sono sicuro, Gianna non
ha mai cessato nelle sue sofferenze e nelle sue agonie il suo colloquio con il
Signore – diceva il papà Pietro ad Emanuela - e nella sua comunicazione con il cielo non desiderava più che
l’accarezzassi e la baciassi; apparteneva già al cielo. E la sua agonia si è
proprio accompagnata alla agonia del suo Gesù sul monte calvario. La mamma ha
ripetuto più volte: “Gesù ti amo, Gesù ti amo».
Gianna viene proclamata, da Sua Santità Giovanni Paolo II, Beata il 24
aprile 1994 e Santa il 16 maggio 2004.
“La vita della mamma è stata un atto di donazione perenne di fede e di
carità”, con queste parole si è concluso il meraviglioso incontro di Gianna
Emanuela con la folta e commossa assemblea composta da persone venute anche da
altre Parrocchie.
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