“L'uomo che piantava gli alberi”, di Jean
Giono, ha chiuso il programma teatrale del duo”Sorrisiamo” per l'anno
scolastico 2013-2014, presso il plesso scolastico di Rapone.
Dopo la rappresentazione del “Peter Pan” e del “Pippi Calzelunghe”, la
nota compagnia teatrale “Sorrisiamo”,
di Roma, ha ultimato, in data 15-05-2014,
la triade di spettacoli per l'anno scolastico in corso, mettendo in scena
“L'uomo che piantava gli alberi” dello scrittore francese Jean Giono
(1895-1970), propugnatore di un
pacifismo individualistico e di un radicale ritorno dell'uomo allo stato
di natura, in aperta polemica con la società contemporanea.
.
Contrariamente al loro solito ed al loro repertorio, il duo “Sorrisiamo”
(formato da Fabio Protezione e Rosa Inserra), per l'ultimo spettacolo della
serie ha voluto cimentarsi con l'ecologia, dando un segnale più marcato sul
rispetto dell'ambiente, dell'habitat e della natura nella sua globalità. Sul
palcoscenico della scuola dell'obbligo di Rapone, facente parte
dell'Istituto Comprensivo di San Fele,
stavolta i veri protagonisti sono stati gli alunni della scuola materna e della
primaria del paese ospitante, insieme agli omologhi, ospiti graditi di Ruvo del
Monte.
Avvalendosi di una scenografia improntata
all'austerity, fatta di materiali poveri riciclati: un telo grande, alcuni teli
piccoli verdi e azzurri, dei copricapi,
una lavagna di ardesia, una borsa attrezzi etc. ed un computer per governare la
parte audio-visiva, lo spettacolo di tipo bucolico ha potuto prendere corpo,
coinvolgendo gli alunni in un gioco interattivo e stimolante.
L'ambientazione di questa piéce particolare è rappresentato dalle “lande
nude e monotone, tra i fiumi della Durance a sud e dalla Drome a nord” intorno
ai Pirenei. I personaggi protagonisti sono
Spes, giovane pastorella, un
pastore e Elzeard Bouffier, l'uomo col
pollice verde, che, come ragione di vita,
piantava migliaia di alberi (era
riuscito a piantarne centomila), per essere sicuro che almeno una percentuale
attecchisse e andasse a buon fine.
Il “trailer” racconta di un uomo, ex
proprietario di una fattoria in pianura, che dopo la morte della moglie e dell'unico figlio si ritira nella solitudine,
trovando piacere nel vivere lentamente, lontano dai ritmi della città, con un
po' di pecore ed il suo cane. Dopo lunghi giorni di cammino, rimasto
senz'acqua, vede e sente mancargli le forze, fino a svenire, rimanendo esanime.
Lo salva la giovane pastorella Spes, che, mentre porta le sue pecore al
pascolo, lo intercetta e lo soccorre. L'acqua si rivela salvifica. Quindi
Bouffier può riprendere il suo cammino, che è un cammino ecologista, botanico,
con un unico leit-motiv: ricreare la vita dove non c'è più nulla, dove evidenti
sono i segni di miseria ed abbandono. Siamo nel periodo prebellico della prima
guerra mondiale, e la crisi è palpabile. L'uomo, ambientalista ante litteram,
decide di dare un impulso fattivo alla rinascita della zona, dove ha deciso di vivere, ripristinando la
flora e la fauna preesistenti, con la speranza di frenare l'abbandono della popolazione rurale, in fuga
verso la città, e, magari, attrarre nuovi abitanti. L' happy end finale prevede che, oltre a piantare migliaia
e migliaia di alberi, l'uomo troverà
anche il tempo di sposare Spes, che gli darà tre figli: Isidoro, Matilde e
Federico.
Insomma, siamo di fronte ad un “esperimento
di teatro, forma espressiva di libertà, un vero e proprio laboratorio di
educazione al teatro”, come ha tenuto a sottolineare Fabio Protezione, il
regista dello spettacolo. Un laboratorio ben riuscito, bisogna dire, alla luce
del divertimento con cui i piccoli
attori si sono lasciati coinvolgere in uno spettacolo sano, educativo e da un
forte contenuto didattico. Il plauso finale va a Rosa Inserra, che ha saputo rinunciare al suo
naturale ruolo di mattatrice, rendendo protagonisti i bambini, ai quali ha
fatto da spalla. Un complimento particolare va al regista, vero deus ex machina
di questa mini-compagnia sui generis, che, nonostante le difficoltà di interpretazione del testo, dovute ad una traduzione dal
francese non proprio perfetta, è riuscito, comunque, a
mettere in scena uno spettacolo interattivo, a metà tra il teatro
naturalista di Antoine e il “No” giapponese.
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