Cambiano gli orchestrali ma la musica è sempre la stessa
Cambia il Governo Regionale, con un aspetto più
professionale, cambiano i Consiglieri, con la promessa elettorale che faranno
scintille, ma il carattere che manifestano è sempre lo stesso.
Anche questa volta siamo fuori tempo massimo, la domanda che
da un po' di tempo ci poniamo è: qual è il nostro futuro e cosa succederà agli
utenti e alle centinaia di operatori della sanità privata accreditata?
Abbiamo assistito per l'ennesima volta a sonori proclami pre
e post elettorali sulla necessità di potenziare la medicina del territorio e
ancora una volta abbiamo assistito al gioco di chi la spara più grossa!
Non sappiamo più come chiederlo! Da anni auspichiamo una
riorganizzazione della medicina territoriale e domiciliare perchè è il filtro
preventivo da cui passa la domanda, un riassetto che coinvolga il momento
prescrittivo e quello erogativo e valorizzi l'azione operativa delle strutture
ambulatoriali deputate ad operare come fornitori. Da qui la necessità di fare
sistema, non possiamo immaginare di ragionare fuori da questa condizione che
continua a vedere le strutture sanitarie private solo come momento erogativo.
Il sistema è un unico segmento a monte del quale vi è il Medico di famiglia, lo
Specialista e il Pediatra di libera scelta,
coloro cioè che generano la domanda attraverso il momento prescrittivo e
bisogna mettere in sinergia il momento prescrittivo con quello erogativo. Il
territorio è la continuità e la capacità
di accesso e di presa in carico del paziente in tutte le realtà che lo
compongono ma, questo territorio deve essere organizzato: così come si immagina
la diversificazione della funzione degli ospedali così si deve immaginare anche
una diversificazione dell'attività del territorio.
Gli Stati Generali della Sanità a Roma hanno ripetuto quanto
andiamo dicendo da anni: bisogna entrare nell'ordine di idea che il paziente ha
bisogno di un riferimento unico, la realizzazione della cosiddetta presa in
carico, che deve essere qualcosa di sistemico in una nuova logica di
organizzazione moderna, che non sia solo una sommatoria di prestazioni erogate.
Da anni assistiamo impotenti ad interventi e comportamenti
che non solo non favoriscono l'integrazione pubblico-privato ma che continuano
a mantenere in vita un modello vecchio e sprecone di due comparti a cui
ambiamo: specialistica ambulatoriale e riabilitazione e su cui nessuno
interviene se non con provvedimenti punitivi per i soli centri accreditati.
Qual è il ruolo dei privati e il rapporto tra pubblico e
privato in tutto questo?
E' bene ribadire che il privato non è qualcosa da cui
tenersi alla larga, il privato non è residuale rispetto all'attività pubblica,
il privato è la funzione sanitaria pubblica svolta con capitale privato, per
cui l'integrazione non è l'eccedente cioè quanto rimane della fetta che il
pubblico è riuscito a garantire ma è qualcosa che deve entrare
nell'organizzazione globale.
Noi abbiamo un ruolo da compiere e lo vogliamo fare in
sinergia e dialogo costante con la parte pubblica e la parte pubblica deve
comprendere che non può continuare ad organizzarsi a prescindere da noi e che
non può continuare a sprecare risorse. Le due macroaree: Specialistica
Ambulatoriale e Riabilitazione-socio-sanitaria, vanno riorganizzate subito
attraverso composizioni di reciproco interesse e comunque per il bene della
collettività che è quello di assicurare un servizio all'altezza delle
aspettative dei cittadini.
Corre l'obbligo rammentare che la partecipazione del privato
all'attività della P.A. è un dovere; la nostra non è un'attività di contrasto
ma la naturale funzione che svolgiamo come erogatori di un pubblico servizio al
pari della P.A. che deve esercitare il Pubblico potere.
Il contenzioso è un aspetto patologico non usuale che la
P.A. dovrebbe evitare e non favorire, in un rapporto di lealtà, trasparenza e
imparzialità sancita e tutelata dalla legge, art. 97 della Costituzione.
Il dispendio di tante energie non solo economiche ma mentali
che vengono impiegate per andare nelle aule del tribunale, potrebbero essere
più proficuamente utilizzate per trovare reale soluzioni ai problemi.
Cosa sta facendo il nuovo governo con tutto l'apparato
apicale per il futuro di questo sistema? per i problemi incancreniti delle
strutture?
Non comprendiamo le motivazioni della mancata convocazione
da parte del nuovo assessore più volte sollecitato, così come non comprendiamo
l'indugio di TUTTI a realizzare velocemente la riqualificazione delle attività
sanitarie riabilitative pubbliche e private, attraverso una fattiva attività
che favorisca la crescita e lo sviluppo nel territorio regionale di una
corretta attività riabilitativa sanitaria.
Il futuro non si aspetta, si prepara, e questo futuro ci
preoccupa molto.
Antonia
Losacco, presidente FeNASP Basilicata
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