“Le 9mila persone in più in cerca
di occupazione in Basilicata, in un anno, con un tasso di disoccupazione in
aumento del 4% (dal 12,6% del IV trimestre 2012 al 16,6% del IV trimestre
dell’anno appena concluso) solo in parte esprimono il gravissimo e crescente
disagio sociale”: è il commento del capogruppo di Forza Italia in Consiglio
Regionale Michele Napoli al Rapporto Istat di oggi sulla disoccupazione nelle
regioni italiane.
“Sono dati comunque al di sotto della realtà ancora più
drammatica tenuto conto che – aggiunge – così come sono strutturati attualmente
i Centri per l’Impiego gestiti dalle due Province non offrono alcuna garanzia
ai disoccupati e ai giovani in cerca di occupazione che, non a caso, rinunciano
ad iscriversi. Nonostante questo in Basilicata, per restare alla statistica
Istat, siamo ben oltre il 12,9% di disoccupazione della media nazionale ed
oltre il 50% di giovani senza lavoro. Numeri inquietanti che dimostrano come il sistema
della formazione va letteralmente smantellato. E non può essere diversamente se
solo si considera che sono stati 3.163 gli euro spesi per ogni giovane lucano a
fronte dei 834 euro della Lombardia ed ai 1.376 che è la media nazionale. Ed
ecco – afferma il capogruppo di Fi - che ritorna, implacabile, il tema della
improduttività della spesa regionale insieme alla contestuale richiesta di passare dalle politiche passive di lavoro
(quelle di carattere assistenziale) a quelle attive che prevedono una
formazione mirata, la riqualificazione dei lavoratori svantaggiati, misure di
emersione dei Neet. A tal riguardo penso al programma europeo Youth Garantee,
che attribuisce all'Italia la possibilità di spendere 1,5 miliardi euro nel
biennio 2014 - 2015 e che ha per obiettivo l'abbattimento della disoccupazione.
Secondo una prima ripartizione spetterebbero alla Basilicata 19,3 milioni di euro (di cui 6,8 milioni quale
quota FSE). In proposito otto Regioni hanno già definito un piano di attuazione
e dobbiamo farlo anche noi al più presto, tenuto conto che con tale misura si
obbliga la Regione a garantire entro 4 mesi dalla scoperta del Neet un percorso
formativo o la prosecuzione degli studi o un contratto di lavoro ponendo un
limite temporale stringente per validare l'iniziativa.
Penso inoltre – dice Napoli - anche al mini job nel percorso scuola
lavoro, che consente accanto all'acquisizione di nozioni teoriche
l'applicazione pratiche delle stesse, o anche alle forme di job rotation
adottabili tanto nel settore pubblico quanto nel privato. Si pensi a quel che
solitamente accade nel pubblico impiego, dove l'assenza temporanea comporta
ritardi, lungaggini se non un vero e proprio stallo nell'attività. A tale
consuetudine potrebbe porsi rimedio col ricorso a forme di lavoro volte a
garantire l'espletamento delle attività proprie della P.A. senza soluzione di
continuità e, nel contempo, volte a favorire importanti opportunità, per il
soggetto interessato, di affacciarsi nel mondo del lavoro. E poi si metta la
parola fine al finanziamento di progetti slegati dai reali fabbisogni espressi
dal mondo del lavoro e dalle vocazioni economiche dei territori. Progetti che
nel migliore dei casi rispondevano a logiche assistenziali o rappresentavano
dei meri parcheggi per i partecipanti. Così come sotto l'aspetto operativo vanno
privilegiate le istituzioni formative capaci di garantire processi di qualità e
risultati di reale apprendimento, validati da livelli significativi di
inserimento degli utenti nel mondo del lavoro, guardando con ambizione ai
modelli vincenti, come quello tedesco che fa registrare un tasso di
disoccupazione giovanile al 5%, dove la formazione viene fatta nelle aziende e
non nelle aule, unico strumento per l'acquisizione di conoscenze tecniche e pratiche
in grado di risolvere il corto circuito tra domanda ed offerta di lavoro”.
Commenti
Posta un commento